Amarcord Arnaldo Pomodoro racconta in un libro la sua avventura meneghina iniziata in quell’angolo storico
Ritorno a vicolo dei Lavandai
Anche la Fondazione sarà trasferita da via Solari al Naviglio
Succede spesso che la vita di un artista sia fortemente legata a un luogo: la leggenda di Picasso non potrebbe fare a meno del Bateau Lavoir di Montmartre, e si potrebbe immaginare Monet senza la casa di Giverny? Anche la topografia di Milano vanta i suoi luoghi dell’arte: la galleria dei futu risti; il bar Giamaica di Piero Manzoni; il corso Monforte di Fontana e il vicolo dei lavandai dello scultore Arnaldo Pomodoro. «Arrivato a Milano, il mio sogno è stato proprio quello di radicarmi in questa zona che trovo fra le più belle di Milano, dove ancora si possono vedere le pietre antiche su cui si lavava e gli attracchi dove si legavano i barconi». Così lo scultore, 86 anni, marchigiano di origine, comincia a ricordare la sua straordinaria avventura milanese in un colloquio con Flaminio Gualdoni dai toni intimi e sommessi, stampato da con-fine edizioni in un raffinato libretto «Vicolo dei Lavandai» (pp. 48, € 9,00) in uscita il prossimo 7 giugno. In quella stradina sul Naviglio Grande, dove negli anni ha via via allargato studio, archivio e abitazione, Pomodoro ha deciso che farà ritorno anche la sua Fondazione dopo la recente chiusura degli immensi spazi di via Solari, impossibili da mantenere aperti alla città. Parola dopo parola, confidenza dopo ricordo, l’amarezza per il fallimento di quel progetto si trasforma nell’intuizione positiva di un disegno circolare del destino che riporta la sua vita e le sue ambizioni là dove erano felicemente cominciate. «Sapere che la Fondazione opererà nel luogo dove hai lavorato e dove si conservano le tue memorie, dove tracce si sono impresse indelebilmente e si avvertono persino gli odori della vita dell’arte, è la cosa più giusta».
Francesca Bonazzoli
© Tutti i diritti riservati. Corriere della Sera, Giugno 2012
il volume Vicolo dei Lavandai. Dialogo con Arnaldo Pomodoro di Flaminio Gualdoni
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