Leggevo il bellissimo editoriale a firma di Franco Fanelli sul numero di settembre de il Giornale dell’Arte che propone al Governo 127 suggerimenti per iniziare a fare qualcosa per l’arte e la cultura casomai non sapessero da che parte cominciare.
Il Giornale dell’Arte ha radunato un “comitato di saggi” formato da diverse categorie di addetti ai lavori che hanno stillato una sorta di possibile (o sarebbe meglio dire auspicabile) Agenda di Governo per quanto riguarda il nostro settore.
Non so se ci avevate già fatto caso, ma la cultura è del tutto assente dai proclami che fino ad oggi abbiamo sentito da Di Maio e Salvini per cui questo potrebbe davvero essere un input da prendere seriamente in considerazione e da cui partire per cominciare a valutare seriamente che l’arte e la cultura non sono solo il passatempo di un manipolo di parassiti, ma un vero e proprio asset del nostro paese, da sostenere e valorizzare tanto quanto gli altri settori.
Ovviamente gli argomenti toccati sono tantissimi perché di ferite aperte ce ne sono diverse e molte abbastanza dolenti. Ma vediamo quali sono i 5 punti più gettonati:
- Potenziare l’Art Bonus. Sicuramente uno strumento molto interessante, ma che va decisamente potenziato. Ad oggi ti permette di usufruire di un credito d’imposta del 65% ma solo se finanzi restauri o istituti e luoghi della cultura pubblici. È un po’ limitativo. Perché se voglio sponsorizzare una mostra di arte moderna o contemporanea, o se voglio finanziare il restauro di un bene vincolato privato che se ne sta cadendo, non posso avere nessuna agevolazione?
- Rivedere le norme sull’esportazione. E qui l’argomento è abbastanza dibattuto e complesso. Da un lato la nuova normativa che ha portato a 70 anni dalla morte dell’artista (prima era 50) il limite di tempo al di là del quale non è possibile vendere un’opera all’estero senza essere ‘correre il rischio’ che possa venire ‘notificata’ e quindi riconosciuta come ‘bene culturale’ (norma, ovviamente a favore del mercato e dei mercanti); e dall’altro i soliti conservatori che vorrebbero che tutto rimanesse fermo e bloccato in Italia, sbandierando lo spauracchio dell’impoverimento del nostro patrimonio contemporaneo. Almeno comprassero…
- Ridurre l’iva. Anche qui discorso annoso: l’iva sulle importazioni non ci rende concorrenziali nei confronti delle gallerie internazionali e in generale l’iva crea grossi problemi alle imprese culturali che spesso non riescono a detrarre centinaia di migliaia di euro di iva sugli acquisti. Quindi sarebbe interessante se le imprese culturali potessero acquistare con iva ridotta o addirittura assente. Inoltre, per sostenere i giovani artisti bisognerebbe dare anche loro la possibilità di applicare delle aliquote agevolate per vendere più facilmente e consentire anche ai più giovani di avviarsi sulla strada del collezionismo.
- Sostenere la formazione. Senza commentare il fatto che la storia dell’arte non si studia nelle scuole – argomento di cui abbiamo già parlato qualche video fa – abbiamo il problema delle professionalità e che siamo l’unico paese al mondo a non dare dignità universitaria alle Accademie di Belle Arti e agli Isia. La formazione pubblica dovrebbe essere finalmente regolata da una regia meno scoordinata e improvvisata e avere dei budget importanti perché stiamo giocando con le competenze delle generazioni future…
- Sostenere gli artisti contemporanei. Anche qui le modalità sono diverse. Si potrebbe pensare una politica sistematica di acquisizione ma, come dicevamo prima, anche la riduzione dell’iva potrebbe essere un aiuto non indifferente. Inoltre, bisognerebbe dare la possibilità ai giovani artisti di potersi promuovere anche all’estero, magari attraverso gli Istituti Italiani di Cultura che, invece, ancora non si capisce bene cosa facciano.
Queste, ovviamente sono solo la punta di un iceberg di provvedimenti che bisognerebbe prendere per rilanciare questo settore che, in qualche modo rimane sempre il fanalino di coda di qualsiasi legislatura. Pensate che in Italia è destinato alla cultura solo lo 0,29% del bilancio statale e dobbiamo anche ringraziare Franceschini che è riuscito a portare la dotazione del Mibact dai 1,6 miliardi di euro del 2014 a oltre 2,4 miliardi di euro del 2018.
Insomma, vediamo se questo Governo del Cambiamento riuscirà a dare una svolta anche all’arte e alla cultura o, se come abbiamo sempre fatto, dovremo continuare ad arrangiarci da soli.
La speranza è davvero che oltre alla folgorante idea di abolire la domenica nei musei (che forse non era proprio una cosa prioritaria) ci sia qualcosa di più nel cassetto del ministro Bonisoli e soprattutto che si possa arrivare ad un programma da applicare sistematicamente e non solo in maniera propagandistica una tantum.
Pensavo: perché non aiutiamo anche noi il Giornale dell’Arte a raccoglie proposte da inviare al Governo?
Voi cosa proporreste di fare per l’arte e la cultura? Secondo voi cosa è urgente?
Scrivetelo nei commenti qui sotto dopodiché raccoglieremo tutte le proposte e le invieremo in blocco.
Chissà, magari qualcosa si muoverà…?!
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