Un libro di immagini, schizzi, impressioni di viaggio. Senza foto, solo brevi a acutissimi commenti accostati a delicati acquerelli, secondo i costumi dei viaggiatori ottocenteschi. Una sorta di Grand Tour sullo sfondo della Cina di oggi, compiuto da una scrittrice e sinologa bolognese, Simonetta Rigato, autrice di Frammenti di memoria della Pechino Olimpica (Con-fine edizioni).
Il volume, patrocinato dall’Istituto Confucio dell’Università, nel 2009 è entrato nel catalogo ‘Books of China‘ della Fiera del libro di Francoforte ed è stato invitato a partecipare alla decima Biennale ‘Carnet de voyage‘ di Clermont Ferrand, in Francia.
Perché proprio la Cina? «Una passione nata nell’infanzia – osserva l’autrice – uno zio medico partito nel ’31 per Pechino, i racconti dei miei, il fascino degli ideogrammi… Pensi che mi facevo regalare le saponette al sandalo, di produzione cinese, solo per ammirare le incomprensibili scritte sulla confezione. Poi le prime lezioni di lingua, in via Polese, nella nostra Chinatown, in cambio di qualche lezione di italiano».
Il primo viaggio? «Nella Cina degli anni Ottanta, ancora chiusa, dopo la laurea in Storia a Bologna. In seguito ho vissuto e lavorato per cinque anni a Pechino e Shanghai».
Descriva con una parola le Olimpiadi Pechino: «Grandiose. Per loro è stato come affrontare qualcosa che non era loro prerogativa e, contemporaneamente, salivano per la prima volta sul palcoscenico del mondo».
Cosa dobbiamo aspettarci da questo Paese? «Tremila anni di storia non si possono dimenticare. E poi la società cinese è molto dinamica e si sta aprendo. Lavorare con loro è complesso, ma la relazione è alla base di tutto. Non bisogna avere paura della Cina, ma cercare di conoscerla».
Uberto Martinelli
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