Quando Gino mi parlò del nuovo romanzo da pubblicare mi disse che sarebbe stato questo di Sergio dal titolo Codamozza.
Pensai, con un po’ della rigidità che a volte affiora nei miei modi, che un libro con questo titolo e soprattutto con quei personaggi (erano proprio dei topi? Avevo capito bene?) non mi sarebbe piaciuto.
Un romanzo con topi come protagonisti mi creava una certa repulsione (forse tutta femminile).
Bene, Gino finisce di impaginare il libro che viene rivisto sia da Sergio che da Vincenzo che è il curatore della collana Transfert, nostro caro amico e straordinario lettore, poi Codamozza arriva a me per un’ultima correzione e, soprattutto, per permettermi di entrare nel suo mondo fantastico e straordinariamente serio e reale.
Leggendo il primo capitolo in realtà non mi rendo subito conto di stare leggendo veramente una storia di topi, penso di avere capito male, che i topi ci saranno, ma saranno comparse.
Lo rileggo.
No, invece Bettelmat e Crùcolo non sono uomini dai nomi strani, ma topi, topi alle prese con problemi di lavoro, posto fisso, sindacato!
Problemi concreti, a misura di uomo e non sicuramente di topo.
E qui mi viene in mente, con ancora qualche residuo di disgusto, che Sergio scrive di uomini nella veste di topi, ma pagina dopo pagina il disgusto lascia il posto alla consapevolezza, che nel bene e nel male, il paragone sia perfetto.
Nel romanzo i topi vivono a Colonia, città che nella realtà identifico subito con Napoli e la sua periferia o le sue periferie.
Avendo frequentato molto e molto volentieri quelle zone ho riconosciuto in maniera esatta tutti i personaggi del libro di Sergio che ha scritto di persone reali, di caratteri speciali, di modi di fare particolari, che si trovano esattamente nelle persone che abitano lì.
E più ci penso e più mi convinco che sono proprio loro, i miei amici, ma anche conoscenti, che nel libro diventano i personaggi “buoni”, quelli che conservano consapevolmente o meno una loro purezza e coerenza.
Quelli che invece stanno dall’altra parte: corrotti, malavitosi, anime perse, nella realtà li ho solo sfiorati con uno sguardo, ma sono quelli di cui sentiamo parlare più spesso: politici, camorristi grandi o piccoli, spacciatori, drogati che muoiono ai margini, sindacalisti che dovrebbero proteggere il lavoro e i lavoratori e spesso fanno il contrario.
Ho vissuto soprattutto i luoghi privilegiati di quella parte d’Italia, una zona splendida, la Penisola sorrentina, che in superficie sembra che ancora non si sia fatta contagiare dal male nero che invece ha infettato quasi tutto il resto della regione.
Mi sembra così perché forse questi posti sono magnifici e il degrado non sporca la sua bella facciata. Il degrado lo vedi appena esci un po’ fuori e lo metti subito in relazione con uomini “sporchi e cattivi” con uomini/topi.
Ma gli uomini/topi siamo tutti noi, immersi in una realtà piena di contraddizioni dove a volte si rischia di perdere per strada i sogni, le speranze, semplicemente per riuscire a sopravvivere, braccati e impauriti.
I sogni rimangono però, sono nell’amore per le persone, per la cultura, per i libri, nella lealtà, nell’amicizia, nella bellezza.
Credo che il libro di Sergio sia un inno alla salvaguardia dei sogni nonostante tutto e credo che la volontà di uno dei suoi personaggi (un vecchio topo che ha letto centinaia di libri) di scrivere un trattato sulla Possibilità di rimedio alla vita sia uno dei modi per rispondere a domande che sono di tutti e cioè perché succedono certe cose, perché le ingiustizie sono sempre all’ordine del giorno?
Ma come si fa a rimediare alla Vita se non conservando e proteggendo sogni e speranze come se fossero pozioni magiche?
Sergio con Codamozza mette a nudo con parole spesso sorprendenti una realtà che è la realtà italiana, e anche la magia di una fata presa in prestito dalle favole, diventa un personaggio ridicolo e, allo stesso tempo, in quando detentore di un potere, venerato.
Gli squarci poetici, bellissimi, illuminano grigiore e marciume, e non è un modo per addolcire la dura realtà, ma la realtà stessa che, fortunatamente, ci regala il sollievo di cui abbiamo necessariamente bisogno.
I disegni sono dell’artista Maria Pia Daidone e sono stati realizzati durante la presentazione alla libreria Ubik di Napoli.
Questo è stata la mia lettura di Codamozza, e la vostra? Come sarà?
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