Mi capita a volte di ripercorrere con la mente alcuni momenti della mia infanzia e adolescenza e, dettaglio che mi fa sempre sorridere un po’, le esperienze che ricordo, quelle che mi hanno lasciato una sensazione di dolcezza, sono sempre legate ai libri.
Due in particolare sono più nitide e scandiscono la mia crescita.
La prima risale al periodo delle elementari, il grembiulino rosa, una classe diversa da quella di mio fratello (gemello), nuovi amici, una maestra/mamma che ricordo sempre con piacere, ma anche i primi scontri, il desiderio di crescere in fretta e allo stesso tempo quella sensazione di disagio che l’accompagnava.
Proprio a questo punto della mia vita si inserisce un’immagine di me all’interno di una biblioteca, che io ricordo in legno scuro e piena di libri, la biblioteca della scuola, dove la maestra mi aveva mandato a prendere in prestito un libro che avrei dovuto scegliere da sola.
Ne vidi uno dal dorso rosa con una bella immagine in copertina, che s’intitolava ‘Piccole donne’ e pensai/sperai che sarebbe stato il libro giusto per me, lo presi e lo lessi velocemente entrando credo per la prima volta dentro un libro e vivendo anch’io le avventure di Jo e le sue sorelle, quello che provavano lo provavo anch’io.
La magia dei libri mi aveva completamente ammaliata.
La seconda esperienza, il cui ricordo è più vivo che mai, risale invece al periodo in cui avevo forse 11 o 12 anni. Era domenica, una domenica di sole, primaverile, che i miei genitori decisero di passare fuori casa. Molto probabilmente chiesero anche a me e a mio fratello se volevamo andare insieme a loro, ma noi restammo a casa, l’atteggiamento doveva essere quello di chi fa i primi tentativi per slegarsi dai lacci dell’infanzia.
I miei rientrarono verso sera, ancora però non era buio, e appena attraversata la soglia mia mamma venne da me, che ero seduta sul divano, e mi porse un libro.
Ero felice per quel regalo inatteso, perché il regalo era proprio un libro, perché quel libro mi sembrava che emanasse del profumo, profumo che ora associo a questo ricordo, profumo che veniva evocato fin dal titolo che era composto da tre parole: il nome di una donna, di un fiore e di una spezia, ‘Gabriella garofano e cannella‘ di Jorge Amado.
Il libro era di Einaudi ed era abbastanza corposo ma questo non poteva assolutamente essere un problema. Credo che iniziai a leggerlo immediatamente. Viaggiando nel tempo e nello spazio arrivai in Brasile nei primi anni del Novecento, un territorio rude, dove vince il più forte o il più ricco, il Brasile del cacao, delle guerre tra famiglie, e Gabriella con la sua intelligenza, la sua grazia, divenne la mia eroina.
Confesso che mi è venuta voglia di rileggerlo…
Quali sono stati i vostri primi libri, quelli che ricordate ancora e che faranno per sempre parte della vostra vita?
7 Responses
“Piccole donne” anche per me! Letto e riletto un’infinità di volte. Perchè c’era Jo, così fuori dalle regole, così anticonformista, unica nel suo genere. E chiaramente lessi anche tutti gli altri della Alcott che non reggono il confronto del primo.
E poi “Cime tempestose” e “Jane Eyre” perchè ero e sono una vera irreversibile romanticona…
Grazie Alessandra per il tuo commento! Quindi siamo passate da ‘Piccole donne’ ai manuali di marketing… che brutta fine! 🙂
Il primo libro che ricordo, e che tuttora mi accompagna, è “Il piccolo principe”.
Mi innamorai subito di quell’esserino silenzioso e curioso, che studiava con attenzione i pianeti e gli uomini
che li popolavano.
Ricordo il suo fiore, la bellissima rosa di cui amorevolmente si occupava ogni giorno.
Ricordo la sua amica volpe, che si è lasciata addomesticare, facendogli scoprire il senso dell’amore.
Rimasi affascinata da questo saggio principino.
E ancora oggi, quando ho bisogno di tornare fanciulla, lo rileggo tutto d’un fiato.
Grazie anche a te Eleonora! A me manca invece la lettura del Piccolo principe, ma ora che è in casa per merito della maestra di italiano di Giulia lo leggerò di sicuro.
E’ incredibile, Nadia, ma anche per me “Piccole donne” rappresenta un ricordo speciale. Non è stato proprio il primo libro letto, ma sicuramente uno di quelli con i quali ho instaurato un legame particolare, tanto da leggere anche gli altri tre (o quattro?) della serie. Anche io ero affascinata dal personaggio di Jo, così “maschiaccio”, così diversa dalle sue sorelle.
Ora è finito in garage, in una scatola insieme ad altri libri d’infanzia e adolescenza, ma quasi quasi lo vado a cercare…grazie per questo tuffo nel passato, che tanto passato non è, perchè fa parte di quel che siamo oggi!!!
Infatti Rosanna! Mi piace ogni tanto tornare alle origini, trovare motivazioni, cercare i perché. Mi piace scoprire ogni volta le mie radici che sono quelle di molti miei amici!
Ho cominciato a leggere libri extrascolastici relativamente tardi (se non conto “Topolino”, che quando ero piccolo compravo ogni settimana). Incominciai grazie a un’altra passione nata molto tempo prima: il cinema. Quando ero adolescente, allegati al giornale “l’Unità”, uscivano delle videocasette assieme ai romanzi da cui erano tratti i film; ebbene ricordo ancora il mattone “Tom Jones” di Henry Fielding e il sottile “Picnic a Hanging Rock” di Joan Linsday (ho ancora sia i libri che i film, entrambi stupendi). Da allora è stata una continua scoperta ma posso dire di essermi svezzato, oltre che coi libri citati sopra, con quelli di Brizzi (“Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, “Bastogne”, “Tre ragazzi immaginari”…); Baricco (“Oceano mare”, “Castelli di rabbia”, “Seta” – tutto quello che ha scritto dopo non è stato più alla stessa altezza); tutto Hemingway e Andrea De Carlo (da “Treno di panna” al capolavoro “Due di due”) e Luis Sepùlveda (“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, “Le rose di Atacama”…). Poi ce ne sono stati tanti altri ma questa è un’altra storia. Ciao!