Descrizione
Vedere dal vivo la lunga teoria di altorilievi narranti l’Inferno di Dante è una esperienza indimenticabile. La scultura del Maestro Robazza è vigorosa e possente, filologicamente esatta, da profondo conoscitore e amante della “Divina Commedia”. Selezionando, scomponendo, isolando ogni figura, ripetendo a mente le terzine ritratte, i due linguaggi differenti, la parola e l’immagine, compongono un’emozione intraducibile. Robazza ha scolpito con il cuore la passione dell’itineriarium mentis in Deum entrando dentro i personaggi stessi e usando una tecnica di cui lui solo ha il segreto. Le atmosfere si addensano intorno ai momenti drammatici e lirici del Poema, specie quando si ha a che fare con il dolore tenero di Paolo e Francesca o col dolore devastante del Conte Ugolino. A Robazza va lode di non aver tralasciato i gruppi dei penitenti, di aver segnato a forti contrasti chiaroscurali e volumetrici pure coloro i quali sono infitti nel ghiaccio al fondo dell’imbuto, alcuni fino al collo, altri riversi, altri ancora lontani e sfocati come in un incubo.
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