Essere artisti e promuoversi sui social

 

Oggi vi volevo parlare un po’ dell’utilizzo dei social media da parte degli gli artisti.

Mi arrivano in continuazione su tutti i canali contatti di artisti che vogliono giudizi sul proprio lavoro o su come possono promuoverlo ecc.

E questo è un fatto positivo perché è necessario, oggi, che l’artista sia proattivo e che non aspetti che ci sia il gallerista o il mecenate di turno che lo vada a scovare nel suo piccolo studio e lo faccia diventare famoso.

Qualcuno si muove benino, qualcun altro va un po’ a tentoni e cerca in tutti i modi di farsi spazio fra i profili LinkedIn e le pagine Facebook.

Per cui, tre consigli per promuovere meglio la propria arte sui social.

Il primo è: cercare di usare i canali ognuno secondo le proprie caratteristiche e non farne come spesso succede un uso indiscriminato.

Faccio un esempio, prendiamo LinkedIn: è un social network che serve a sviluppare contatti professionali e a mettere in relazione professionisti con professionisti e professionisti con aziende. E fin qui niente di male se un artista ti contatta e cerca di creare un rapporto con te. Ma è proprio qui il punto: devi creare un rapporto; non mi puoi, invece, solamente tempestare con immagini delle tue opere o link al tuo sito chiedendomi cosa ne penso e sperando che ti compri qualcosa o che ti faccia fare una mostra da qualche parte. Questo non è ‘creare una relazione’: questo si chiama rompere le scatole e basta.

Quindi se vuoi fare il promoter di te stesso, va bene, però impara a conoscere gli strumenti e non usarli a casaccio. È un po’ come se io entrassi nello studio di un pittore e anziché imparare ad usare il pennello per mettermi a dipingere, prendessi un coltello e facessi due/tre squarci sulla tela. No, vabbè, forse questo qualcuno lo ha fatto, ed è diventato anche famoso.

Scherzi a parte. Un po’ di tecnica ci vuole sempre. Un po’ di studio ci vuole sempre se si vogliono raggiungere dei risultati concreti. Non ci si può affidare all’improvvisazione.

Secondo consiglio: studiare e guardare gli altri, magari anche in altri settori, se quello che fanno funziona o meno. Insomma, scopiazzare un po’ non fa male. Dopodiché cercare una propria strada e personalizzarla con la propria creatività. Ma sempre su una base tecnica, anche minima.

I social media oggi possono essere uno strumento potentissimo per lo sviluppo di una carriera di un artista, ma ogni piattaforma va usata nel modo giusto. Ad esempio, Facebook può servire più da ‘portfolio’ e per postare quotidianamente pezzi della tua vita d’artista – cosa fai, chi incontri, in quali gallerie vai, dove esponi, ecc. – Twitter può essere più utile per restare aggiornati su come si muovono i musei o per costruire un’audience. Pinterest o Instagram possono diventare una galleria virtuale dei tuoi lavori.

Ovviamente non c’è una regola ferrea e ognuno deve trovare il suo stile. Ma è giusto anche muoversi nel rispetto delle regole che ogni contesto ha, altrimenti si rischia di diventare fastidiosi e basta o, al limite non si raggiunge nessun risultato concreto.

Terzo consiglio: non pretendere di parlare a tutto il mondo, ma concentrarsi a creare il proprio pubblico: andarsi a ricercare i cosiddetti “Influencer” ovvero tutte quelle persone che nel nostro settore hanno in qualche modo un ‘impatto’, un’influenza. Cercare di costruire con queste persone una community e capire cosa è importante per loro prima di dire loro cosa è importante per te. Da questo punto in poi si può cominciare ad avviare delle conversazioni rispondendo a dei post, condividendo e commentando, dopodiché si può passare anche ai messaggi privati.

D’altronde è un po’ come nella vita reale: non vai a bussare alla porta di qualcuno che non conosci con i tuoi quadri in mano. Prima cerchi di fare amicizia e poi, se lui ti invita, vai anche a casa sua a cena… ecc.

Elyn Zimmerman diceva “L’arte è una conversazione. Se non si comunica che senso ha farla?”. Questa è una grande verità. Ma se si comunica male si rischia di diventare solo un fastidioso rumore di fondo… e basta.

 

Ascolta qui il podcast del video

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