Ma le gallerie sono ancora così importanti per gli artisti?
Nell’immaginario collettivo la prima cosa che un artista deve fare per vendere le proprie opere è trovarsi un gallerista. In effetti fino a 10 anni fa le gallerie erano i soli posti dove si poteva comprare l’arte. Era difficilissimo che un collezionista, ma anche un appassionato qualsiasi che volesse comprare qualche quadro ‘decente’ per arredare la propria casa potesse entrare direttamente in contatto con l’artista.
Ma oggi che succede? Beh, i ruoli si stanno un po’ ribaltando. Oggi gli artisti che sanno muoversi meglio sul web e sui social network riescono a crearsi delle vetrine incredibili e soprattutto saltano a piè pari tutta quell’intermediazione di cui una volta avevano bisogno.
Oggi sul web gli artisti sono decisamente più potenti di molti galleristi! Questo anche perché la maggior parte delle gallerie non è capace di usare la rete, di crearsi una pagina che abbia un minimo di appeal su Facebook, di fare post che abbiano un senso su Instagram ecc. Tutto quello che sono capaci di fare è spargere alla rinfusa foto di opere, gente che mangia alle inaugurazioni… e basta. Ma chi se ne frega delle foto, siamo invasi dalle foto, raccontami qualcosa, appassionami… no, non ce la fanno!
Invece di solito gli artisti, soprattutto quelli più giovani e i millennials sono capaci di raccontare sé stessi in maniera più ‘verace’, sono più vicini alla gente, ed è questo che oggi la gente vuole… vuole spiarti nello studio, vuole sentirti raccontare come passi le giornate, a cosa ti ispiri…
La cosa che i galleristi non dovrebbero sottovalutare è che i follower online stanno diventando la nuova valuta del mondo dell’arte, ed è sempre più facile trovare artisti che abbiano migliaia di follower ‘reali’, gente realmente fan, che li segue e che non solo guardano e interagiscono, ma comprano anche.
Questo quindi ribalta un po’ la situazione, perché fra un po’ sarà l’artista che sceglierà se mostrarsi con una galleria oppure con un’altra e su chi, quando e come indirizzare tutta la sua visibilità.
Si potrebbe dire che il gallerista è l’unico che può mettere in contatto gli artisti con i musei e farli esporre in contesti istituzionali; ma anche questo non è più così.
Io che sono un curatore, ovviamente conosco molti galleristi, ma anche noi che facciamo mostre li artisti li troviamo ormai nei modi più svariati. Il caso esemplare è quello della mostra The Wall dove abbiamo esposto Sense of field, un’opera incredibile di un’artista giapponese, la più fotografata in assoluto e la più condivisa sui social network; l’artista si chiama Hitomi Sato, di Tokio, e dove l’abbiamo trovata? Su Vimeo!
Lei aveva postato un video di questa sua installazione e facendo ricerche sul tema a cui stavamo lavorando è saltata fuori lei… ed oggi è qui, in Italia, in una grande mostra che probabilmente girerà il mondo.
Ovviamente non pensiamo che sia tutto facile e immediato. Però è un’opportunità che prima non c’era e, se sei un artista e vuoi farti conoscere al tuo pubblico e hai preso 100 porte in faccia dai galleristi, oggi hai anche altre strade. È chiaro, però che ci deve essere della qualità in quello che fai sia per quanto riguarda il tuo percorso artistico, ma anche per come lo racconti, per come cerchi di trasmetterlo al tuo pubblico.
E se non ti piace internet e pensi che tu devi stare solo nel tuo studio a creare, auguri, puoi farlo, ma poi non ti lamentare se non vendi o se nessuno ti conosce.
Quello promozionale è un lavoro che sicuramente cosa tempo e fatica, ma se lo fai fare ad un altro comunque ti costa. Quanto ti chiede il gallerista per venderti un quadro? Il 40, 50, 60% sul prezzo di vendita?
Se vendi da solo quel 50% ti rimane in tasca… butta via?!
Quindi non ci sono più scuse… la tua possibilità di essere scoperto e lì, in quell’oggetto che oltre al pennello hai sempre lì nelle tue mani. Usalo!
Ascolta qui il podcast del video:
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