Insomma, sembra che Beyoncé e Jay-Z ci abbiano preso gusto a girare nelle più belle location del mondo.
Ne avevamo già parlato qualche video fa in occasione di Apeshit girato all’interno del Louvre.
Il prossimo monumento ‘incriminato’ sembra essere il Colosseo. A fine giugno infatti un’agenzia incaricata dalla casa discografica di Beyoncé si sarebbe fatta avanti per richiedere la location alla direzione del parco archeologico, ma sembra che le date richieste fossero già impegnate dalle riprese televisive di Piero Angela e fin qui non ci sarebbe neanche niente di strano. Mettiamoci d’accordo e lo facciamo qualche giorno dopo.
Se non che il Parco Archeologico fa sapere in una nota che “In considerazione della complessità del monumento e della visibilità internazionale, l’iter doveva prevedere la presentazione con congruo anticipo di un progetto dettagliato in linea con le politiche culturali del Parco”.
Nella stessa nota l’ente precisa che per la realizzazione di tali riprese, la prassi, oltre al canone concessorio di ben 250.000 euro, “prevede necessariamente l’individuazione di una causa benefica a cui devolvere ulteriori fondi specifici, con modalità da concordare”. Cioè, suona più o meno così: visto che comunque è complicato girare al Colosseo e avrai un sacco di problemi e siccome mi dai pure una visibilità internazionale sai che c’è? Ti faccio un prezzaccio: 250.000 euro e non ci pensiamo più. Ah, però non ti dimenticare di andarti a cercare una causa benefica a cui devolvere qualche altro migliaio di euro però poi dimmi chi è che devo capire se mi piace o no.
Ora, la famiglia Carters non andrà certo sul lastrico per una cifra simile che probabilmente equivale più o meno al peso del solo catenone d’oro che si metterebbe al collo Jay-Z. Ma il fatto che il Colosseo venga valutato circa 17 volte in più del Louvre è sicuramente un punto di partenza interessante da cui cominciare a fare un ragionamento che riguarda in maniera più ampia la valorizzazione e la messa a reddito del nostro patrimonio artistico.
Quindi siamo furbi noi e sono stati fessi i francesi? La cosa interessante da capire sarebbe il criterio con il quale si valuta l’affitto di un monumento, ma anche quali sono le strategie di comunicazione e di promozione del nostro patrimonio.
Dal mio punto di vista a situazioni del genere bisognerebbe spianare la strada, andare incontro, e non mettere paletti e rendere difficile l’operazione con il rischio di scoraggiare l’interlocutore e perdere il treno. L’operazione che ha fatto il Louvre ha portato al Museo ad oggi quasi 122 milioni di visualizzazioni solo su YouTube presso un pubblico probabilmente abbastanza nuovo e giovane senza contare tutte le iniziative collaterali che gli hanno costruito intorno. E vogliamo pensare che il Louvre ha bisogno di farsi pubblicità e il Colosseo no? Ma si, pensiamolo pure!
Come al solito vengono fuori i differenti approcci alla promozione e alla comunicazione che allontanano noi italiani dal resto del mondo. Adesso, non dico che bisognerebbe invitarli gratis, per carità, ma quanto meno incentivarli e al limite evitare di mettergli i bastoni tra le ruote questo direi di sì.
E non è neanche tanto per il Colosseo che ovviamente se non entra nel video di Beyoncé non succede niente, ma è sintomatico di un approccio sbagliato e spocchioso che chi gestisce il nostro patrimonio continua ad avere nei confronti delle immense opportunità che vengono offerte dal mondo social e digital e che sistematicamente vengono sottovalutate o addirittura ignorate.
Visti i risultati ottenuti da questi due, i Musei e i siti archeologici italiani dovrebbero fare a botte per accaparrarseli anche solo per fargli scattare una foto davanti al portone d’ingresso. E invece no, gli diciamo che se non si presentano come si deve e con la valigetta piena di soldi è meglio se stanno a casa. Cose da pazzi!
Per farvi capire come vengono gestite queste cose: se andate sulla pagina del Parco Archeologico del Colosseo sono indicati tutti i responsabili e le varie mansioni. Ho cercato di contattare la responsabile delle relazioni con il pubblico, la stampa e i social network: dove contatteresti la responsabile dei social network?
Sul social network? Ok, proviamoci! Per avere un approccio più professionale l’ho cercata su LinkedIn, ma niente di fatto, non sembra ci sia. Vediamo su Facebook?! Ok, c’è! Le chiedo l’amicizia e le scrivo un messaggio… guardo bene il profilo: è fermo al 28 aprile 2018! Ma perché fai responsabile dei social una persona che i social non li usa??? Mistero!
Allora ho pensato: beh, ci sarà una pagina Facebook del Colosseo?! Proviamo a contattarli da lì… Ok, c’è! Scritto messaggio… di solito risponde entro un’ora… vediamo! Mai più ricevuto risposta…
Nel frattempo, mi è caduto l’occhio sui “mi piace” della pagina e, vi giuro, non ci potevo davvero credere. Sapete quanti mi piace hanno??? Piace a 3491 persone (meno di con-fine edizioni che è la più piccola casa editrice del mondo)! Per piacere, facciamo uno sforzo e andiamo a mettere tutti mi piace sulla pagina Facebook del Colosseo perché questa cosa non si può proprio sentire.
Sapete invece, quanti mi piace ha il Louvre? Lo volete davvero sapere??? Piace a 2.439.193 persone. Basta, non dico più niente, la cosa si commenta da sola.
Quindi: il Louvre fa il video con i Carters e il Colosseo risponde con il video del saluto di Francesco Totti che per carità, mi sta simpaticissimo, ma ha portato ben 400 visualizzazioni. Bisognerebbe espropriargli la pagina Facebook e farla gestire ad un comitato per la salvaguardia della comunicazione del patrimonio!!!
Ok, ritorniamo seri.
Quindi, come vedete, il pesce puzza sempre dalla testa. Finché avremo dei dirigenti che pensano che la promozione e la vita digitale delle nostre istituzioni possano essere gestiti in questa maniera il nostro patrimonio non potrà diventare mai un volano di sviluppo per il nostro paese e non darà mai lavoro a nessuno.
Soluzioni??? Sto giro davvero non me ne viene in mente nessuna… voi che ne pensate, vi viene in mente qualcosa? Ditemelo!
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