Descrizione
L’opuscolo prende l’avvio dalla recentissima donazione al Museo Correale di Sorrento di un frammento della statua egizia di Petamenofi, scriba e sacerdote di tebe (VII sec. a.C.), rinvenuto a Sorrento verso gli anni Sessanta del ‘900 durante lavori di ristrutturazione di un edificio prospiciente il largo antistante l’antico sedile nobiliare di Dominova. Il reperto fu studiato e pubblicato dall’egittologa Margherita d’Este nella rivista Egitto e Vicino Oriente (1997-1998, pp. 119-124) e l’illustre studiosa ha gentilmente concesso di riprodurlo integralmente in appendice al presente lavoro.
La circostanza di questa donazione offre lo spunto all’autore a ripercorrere le fasi del ritrovamento in tempi diversi delle due parti ricomposte dell’altro monumento egizio, la statua frammentaria del Faraone Seti I (XIX dinastia 1303-1290 a.C.) di proprietà della Città di Sorrento e affidato al Museo Correale fin dalla sua apertura (1924). La letteratura su questo monumento, documentato nella piazzetta Dominova dallo storico napoletano Giulio Cesare Capaccio fin dal 1607, nel corso degli è stata ‘inquinata’, presso gli studiosi che se ne sono occupati dall’aver preso alla lettera le parole dell’arcivescovo sorrentino Filippo Anastasio (1699-1724) che, in una sua opera, definisce la statua con il generico nome di ‘sfinge’ e questa testimonianza ha finito per condizionare gli studiosi convinti della scomparsa di una sfinge mai esistita a Sorrento.
Scopo della presente ricerca è quello di mettere ordine nella letteratura sull’argomento.
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