Un colloquio confidenziale che ripercorrere il cammino della Fondazione dedicata al grande protagonista della scultura italiana, giunto a Milano nel 1954 con il fratello Giò, e che racconta del suo futuro.
Il libro fa parte della collana oi dialogoi a cura di Gino Fienga, nata con l’intento di “registrare” e raccontare conversazioni, confronti, discussioni con e fra i protagonisti della cultura contemporanea. Non fredde interviste, ma dialoghi intimi e colloquiali che restituiscono liberamente l’umanità che sta dietro le idee degli scrittori, degli artisti e degli intellettuali della nostra società.
Inaugurata nel 2011 con In front of, dialogo con Roland Wirtz, di Cristina Fiore e Andrea Penzo, la collana di con-fine edizioni prosegue con la pubblicazione dedicata a Pomodoro in uscita il 7 giugno 2012.
Flaminio Gualdoni, noto critico da sempre attento alla scultura, dopo una presentazione introduttiva dialoga con il maestro e ripercorre le tappe della Fondazione Arnaldo Pomodoro. Emergono ricordi, consigli di amici e decisioni cruciali nella storia di un artista consapevole di quanto sia importante la tutela delle proprie opere ma altrettanto impegnato nel creare un luogo di studio e di proposta culturale per il pubblico.
Il colloquio riporta ai primi anni di Arnaldo a Milano, alla scelta del suo studio nel cuore dei Navigli, alla fine degli anni Sessanta, e dopo anni di archiviazione e documentazione all’istituzione della Fondazione Arnaldo Pomodoro il 7 aprile 1995, con sede in Vicolo dei Lavandai.
La Fondazione nasce allo scopo di conservare e catalogare le opere del maestro ma anche di agire come luogo attivo, prevedendo spazi operativi ove tenere mostre, dibattiti, convegni. Pomodoro racconta quindi del primo spazio espositivo a Rozzano, una ex fabbrica di bulloni ristrutturata e riorganizzata da Pierluigi Cerri, che apre nel 1999, e poi della grande sede in Via Solari individuata, quasi per caso, mentre cercava un ambiente per realizzare l’imponente opera Novecento, alta21 metri, destinata a Roma per la fine del millennio (inaugurata in piazza Luigi Nervi nel 2004). Le vecchie officine Riva Calzoni tra via Savona e via Solari erano l’ideale; tremila metri quadri che, a quel punto, potevano diventare il nuovo spazio espositivo della Fondazione in città, lasciando quello periferico di Rozzano.
Dopo lo straordinario restauro di Pierluigi Cerri e Alessandro Colombo, la nuova sede apre il 23 settembre 2005 con una grande mostra dedicata alla scultura italiana del XX secolo, a cui seguono molte altre mostre di artisti storicizzati e contemporanei e una ricca serie di attività che ne fanno un centro culturale a pieno titolo.
Con il 2012 siamo a una nuova svolta e Arnaldo spiega la sua ultima decisione di riunire in modo coerente le attività scientifiche e quelle espositive negli spazi di Vicolo dei Lavandai, così che la Fondazione opererà nel luogo dove si conservano le mie memorie …e dove si avvertono gli odori della vita dell’arte.
Ispirandosi allo studio di Isamu Noguchi a New York e alla sua destinazione museale, Arnaldo Pomodoro, a 85 anni, ha sentito il bisogno di realizzare, per il futuro, il suo “studio-museo” anche se preferisce non usare questa espressione: Vedo questa soluzione come la più equilibrata, quella che risponde meglio ai miei intenti originari. Quella che, soprattutto, garantisce alla Fondazione un futuro ben delineato a lungo termine. In questo senso non mi piace parlare di studio-museo. Sarà la Fondazione Arnaldo Pomodoro, e basta.
Certamente non sarà un museo congelato nella storia, bensì un punto di incontro vivo dove proseguire gli intenti già felicemente realizzati a Rozzano e in via Solari; un luogo di studio e di elaborazione che riguardi l’artista ma anche la pratica della scultura, nel suo complesso.
il volume Vicolo dei Lavandai. Dialogo con Arnaldo Pomodoro di Flaminio Gualdoni
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