Al di là dello specchio. La mappa degli infiniti riflessi

Il viaggio di Otr non si è interrotto: qui riprende e trova nuova compiutezza, addentrandosi ancora di più nelle pieghe illusive della realtà, continuando a farci scoprire l’infinità degli angoli della verità che, nell’eterno passeggiare fra le forme, possono essere di volta in volta scoperti, mostrati e poi di nuovo abbandonati nel prosieguo di una ricerca che si fa eterea e conduce all’informe.
È di nuovo un viaggio che ha inizio dalla riflessione, immobile davanti allo specchio, ormai protagonista e medium verso l’inverso che inganna e svela: è come se l’obiettivo giocasse in un continuum con un suo alterego esterno alla camera, rimpallandosi soluzioni e visioni, apparizioni e scelte ineluttabili.
Ma poi si passa attraverso, si va oltre se stessi, oltre il mezzo, oltre la realtà stessa e ci si ritrova nel mondo della pura luce, della dualità fatta di chiaro e scuro, nell’infinita marea degli spazi cromatici, delle sfumature irraggiungibili, dell’immaginazione pura.
Attraversato lo specchio, tutto diventa rarefatto, sensazione di qualcosa di conosciuto o di conoscibile, dimensione parallela della quotidianità in cui il particolare diventa infinitamente grande o infinitamente piccolo, paese delle meraviglie in cui scoprirsi spettatore delle ignote pieghe dell’anima. Pieghe lucenti fatte di spigoli di energia a volte discreti, spesso netti e taglienti come lame fredde che si stagliano nel buio. Un repertorio di paesaggi interiori dove la mappa che segna la strada è quella degli stati emotivi che si alternano a forme informi e a colori profondi, dai quali emergono soluzioni che catturano lo sguardo in un vorticoso sforzo centripeto di entrare in empatia con il visitatore di questo spazio poetico: ben presto si diventa ostaggio di una rappresentazione effimera nel nostro stesso riflesso. Effimera in quanto breve, se non addirittura istantanea: è la rappresentazione di un attimo studiato e immaginato dall’artista ma che diventa spazio universale in cui ciascuno è libero di perdersi o di ritrovarsi, di guardarsi dentro o dal di fuori, di essere vero o alieno, di scoprire o di coprire sentimenti.
Otr ci conduce così in un mondo misterioso, fatto di magmi e fumi, di sfere enigmatiche e avvolgenti atmosfere, di essenziali passaggi e siderali paesaggi in cui i salti cromatici sono salti temporali che ci spingono ad esplorare il silenzio che ci portiamo dentro come un lungo e monofonico sottofondo.
E se ogni tanto qualche elemento naturale prende il sopravvento, è perché ci distraiamo a guardare fuori da quelle finestre delle stanze in cui ci stiamo aggirando; ma quando riportiamo lo sguardo verso l’interno subito ogni ambiente si fa concetto, squarcio sulla verità, sguardo sulla realtà filtrata e riflussa di un mondo capace di scorrere anche in senso contrario.
Al di là dello specchio, il buio è accecante e la luce diventa somma di tutti i colori, lasciando spazio a giochi di contraddizioni paradossali: diventiamo improvvise piccole schegge rosse risucchiate in vortici di riflessi blu e con essi fluttuiamo in orizzonti spaziali alla ricerca dell’equilibrio, della pace che ci
possa riscattare dal moto pendolare fra il dentro e il fuori.
In ognuna di queste oscillazioni incontriamo l’artista, incontriamo noi stessi, spesso sovrapponendo queste due figure che diventano osmotiche, quasi liquide e miscibili, sospese fra immagini semipermeabili che trattengono idee, umori, sogni e memoria, disciogliendole e depurandole dalle scorie della vita: un passaggio reciproco di identità in cui artista e spettatore diventano una sola energia vitale che viene rimbalzata – come la luce nell’istante di un click – all’infinito fra gli infiniti riflessi degli specchi dell’anima.

Gino Fienga

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