Perché un’opera di Arnaldo Pomodoro nella mostra the WALL?
Sarebbe facile dire: perché l’opera si chiama proprio così, “Il Muro” ed infatti questo probabilmente un po’ ci ha condizionato nella scelta.
Ma quello che ci ha convinto – oltre ovviamente al fattore estetico e se verrete a vederla da vicino vi renderete conto che è un’opera eccezionale -, quello che ci ha affascinato è la suggestione letteraria che quest’opera porta con sé.
Ma, pur conoscendo abbastanza bene l’opera di Pomodoro ho scoperto solo da pochi anni il lavoro della seconda metà degli anni ’50 a cui quest’opera appartiene. Ed è proprio un periodo in cui le opere di Pomodoro sono fortemente legate alla letteratura.
In effetti, proprio quest’opera oltre a essere vagamente ispirata ad una raccolta di racconti di Sartre, diventa anche oggetto di una poesia di Guido Ballo.
Il muro ha un suono chiuso che s’involve tra gli spalti induriti… dice Ballo.
In generale, quella di Arnaldo Pomodoro è una scrittura sconcertante – come è stata definita – che si abbevera sicuramente alla fonte di Lucio Fontana – che infatti ritroviamo qui di fianco nella sala successiva. –
Tutta la mostra, in realtà gioca con questi continui rimpalli tra l’arte, la letteratura, il cinema, lo spazio…
E quest’opera diventa in qualche modo il simbolo di questo grande gioco sinestetico: è una grande e sconcertante scrittura sul muro che ci racconta il muro quanto possa trasmettere angoscia, ma anche tutto sommato che il muro è il frutto del pensiero di un uomo, il segno della volontà di evocare un rapporto con ciò che c’è al di là.
Ascolta il podcast del video:
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