Ecco una puntigliosa ricerca di Luigina de Vito Puglia su De Martino, pittore campano di marine (Meta 1838 – Londra 1912). Questa interessante microstoria indaga su vita e parte delle opere (disegni e dipinti) di un artista celebrato certo più in America del Sud e a Londra – dove visse e lavorò – che da noi. Le ricerche ampliano le già notevoli indagini di Roberto Vittorio Romano (Eduardo de Martino, Marina militare Roma 1998) che al poliedrico personaggio, importante anche per la storia della marineria, dedicò pure una voce sul Dizionario biografico degli italiani (volume 38, 1990). «Di bella e svelta statura, con baffi neri e cappellaccio alla Van Dyck», con un vestito nero «la cui bottoniera va sempre adorna d’uno scelto mazzolino di fiori», Eduardo aveva «una favella facile immaginosa, il tutto condito con u n po’ di ricercatezza », come ricorda il critico Federico Verdinois ai tempi in cui l’artista e le sue marine erano celebrati nelle Americhe. De Martino si era dedicato alla pittura dopo aver prestato servizio come ufficiale di rotta sulla pirocorvetta Ercole, che incrociava al largo delle coste argentine e uruguayane. Nei 1866 la nave s’incagliò e del brutto incidente il giovane fu accusato a torto, come il libro ora prova. Comunque Eduardo già dipingeva: pare si facesse calare a prua delle imbarcazioni, giù quasi a pelo dell’acqua, per catturare i colori cangianti delle onde, tecnica che perfezionò a Londra, sulla scia di grandi maestri come Turner. Lasciati oltre trecento dipinti di marine in Brasile, a Londra il pittore ben s’introdusse negli ambienti navali, in quelli aristocratici e di corte, e si distinse per raffigurazioni realistiche e vivaci di navi e battaglie (fra cui la serie sulla battaglia di Trafalgar, grazie anche al precedente di Turner, ma anche alla sua esperienza navale). Fra le altre cose, divenne “Marine Painter in Ordinary to the Queen”, il titolo di gran prestigio; nella stupenda Queen House del Greenwich Maritime Museum si trovano alcune sue tele, mentre altre sono nelle collezioni reali e altre ancora nel Comune di Meta (Napoli) e nell’Accademia navale di Livorno.
Gloria Fossi
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