Il marketing e la comunicazione, sono due parti di uguale importanza della stessa macchina.
Una macchina che possiamo raffigurare come un cervello, che potrebbe essere tranquillamente il cervello di chi organizza una mostra, la testa di chi organizza una mostra e la deve comunicare.
Questo cervello non deve ragionare a compartimenti stagni; questo cervello è composto da due parti che dialogano tra di loro, sono tutti e due i fronti che contribuiscono a creare una strategia di successo: uno non potrebbe fare a meno dell’altro, non ce n’è uno più importante dell’altro, non ci deve essere uno che prende il sopravvento sull’altro.
Apro una parentesi. Questo è vero in generale nell’organizzazione di una mostra: non ci dovrebbe mai essere un reparto che prende il sopravvento sull’altro; neanche la produzione e/o la progettazione della mostra dovrebbe mai prendere il sopravvento sul marketing e la comunicazione.
Ma è quello che sistematicamente succede: tutti i budget solitamente finiscono nel buco nero della produzione della mostra che spesso diventa una cosa che sai da dove cominci e non sai dove finisci; e quindi, di conseguenza, le risorse per il marketing è la comunicazione rimangono marginali sia in termini di budget che dell’importanza che gli si attribuisce in tutta l’organizzazione.
Tornando a noi. Le due cose in qualche modo hanno una relazione: da un lato abbiamo il rigore e da un lato abbiamo l’immaginazione.
In qualche modo con il racconto con la fantasia con la creatività dobbiamo suggestionare il potenziale visitatore, gli dobbiamo far immaginare, far sognare quello che poi deve venire a vedere. Dall’altro con un certo rigore, con un certo metodo dobbiamo mettere in campo tutti quegli strumenti, tutte quelle attività che poi materialmente prendono il visitatore per le orecchie e lo portano all’interno della nostra mostra perché non è così scontato che a una persona arrivi una storia, un racconto, e poi questa persona dica: Ok, vado a vedere la mostra!
Assolutamente no, purtroppo.
Quindi, in definitiva, la differenza sostanziale tra marketing e comunicazione è questa: la comunicazione è tutto quello che mettiamo in campo per far arrivare alle persone il nostro racconto; il marketing fa la strada inversa: il marketing è l’insieme degli strumenti che ci permette di riportare le persone, una volta che hanno ascoltato quello che c’avevo dire, all’interno del nostro racconto.
Ovviamente questo corto circuito è fondamentale perché noi creiamo la storia e la mandiamo in giro, la facciamo arrivare alle persone, ma in qualche modo dobbiamo fare in modo che queste persone ritornino a noi perché ovviamente, una mostra senza un pubblico non ha senso.
Per quanto questo sia abbastanza scontato, ieri ho avuto una discussione su Facebook con una persona che continuava a dire che il numero di visitatori in una mostra non era importante perché la mission fondamentale è fare cultura.
La persona non considerava, però, che alla fine se le persone non vengono a vedere la mostra, la mostra è un flop, e la mostra successiva non la fai.
Quindi ovviamente è anche una questione economica; è soprattutto una questione culturale, ma è anche una questione economica, quindi lo sforzo che noi facciamo per far uscire il messaggio da noi stessi, da noi che ci inventiamo la storia, da noi che curiamo la mostra, da noi che la progettiamo, deve essere in qualche modo ricompensato dalla gente che la mostra la viene a vedere.
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