Giorni fa leggevo una notizia che ancora una volta mi ha dato da pensare su quanto il web stia andando avanti e piano piano minando il sistema tradizionale del mercato dell’arte, ma stia anche creando delle grosse opportunità.
E’ stato riportato da vari giornali la vendita di un busto di moschettiere di Picasso per 2 milioni di franchi. Poco più di un milione e mezzo di Euro. E fin qui… niente di strano.
La cosa eccezionale, però è che il Picasso è stato messo in vendita da un sito di vendite online, svizzero, che si chiama QoQa un sito che vende un po’ di tutto dai vini ai surf ai servizi di piatti. Andatelo a cercare QuQa.ch https://www.qoqa.ch/fr/offers/15113
Cosa hanno pensato di fare i signori di QoQa? Una sorta di azionariato dell’opera: il quadro è stato spezzettato in 40mila quote da 50 franchi l’una e ognuno quindi poteva comprarsi il suo pezzettino di Picasso.
Geniale! Una sorta di crowdfunding per l’acquisto di un’opera d’arte. Questo è sicuramente un precedente interessante e, forse, per alcuni anche preoccupante.
Con questo sistema l’acquisto di opere d’arte di una certa importanza non è più appannaggio di pochi eletti, ma diventa un investimento alla portata di tutti. E’ ovvio che le 25.000 persone che l’hanno comprato non potranno mai tenerselo in casa, ma sicuramente potranno decidere le sorti che quell’opera potrà avere. Questi quindi a maggioranza decidono il quadro dove deve essere esposto, o se rivenderlo e a quale prezzo.
E’ sicuramente un modo per democratizzare il mondo dell’arte, solitamente abbastanza chiuso su se stesso e “oscuro”.
Ma pensate alle potenzialità che ha questo metodo: si potrebbe applicare al restauro di opere, di musei, di monumenti. Basterebbe mettere un po’ di regole e potremmo diventare proprietari chessò… del Colosseo o di un tempio di Agrigento o finalmente della fontana di Trevi con buona pace di Totò che cercava di venderla in Totò truffa, ve lo ricordate?
Il sistema italiano non è ancora pronto a tutto questo, credo che da questo punto di vista la legislazione sia un po’ indietro e non permetta facilmente questo genere di equity crowdfunding però è molto probabile che ci si arriverà perché l’azionariato dal basso è una risorsa importante e un’opportunità che anche lo stato non può lasciarsi sfuggire, soprattutto perché permetterebbe di sopperire a molte sue deficienze.
Quindi che ne dite? Siete pronti a diventare proprietari della Primavera di Botticelli?
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