Una vita che è tutta un’avventura, un’avventura con l’A maiuscola, un’avventura; ecco, che potrebbe divenir un film, ma di quelli come li fanno a Hollywood, con grandiose scene di esterni, una folla di comparse, e un primo attore dalla fisicità carismatica.
Caratterizzata cioè dalla «bella e svelta figura», dalla faccia «nobilissima» (ovviamente corredata di baffi, favoriti e chioma «scapigliata»), e dal portamento, infine, determinato e cordiale. Insomma con una fisionomia come quella che foto e cronache d’epoca attribuiscono a Eduardo de Martino. «Eduardo de Martino?», potrebbe chiedermi a questo punto il lettore, «ma chi caspita era costui? Non I’ho mai inteso nominare».
Ebbene: sta qui l’imperdonabile disguido della fama che, distratta come si compiace d’essere, non sempre si prende la briga di baciare chi più la meriterebbe. Perché Eduardo de Martino è un nostro conterraneo a cui sarebbe doveroso che nell’archivio della memoria collettiva fosse riservato un posto di prima fila.
E allora bene ha fatto Luigina de Vito Puglia a dedicargli il libro che, edito dalla con-fine edizioni Monghidoro e sponsorizzato dal Centro Bartolomeo Capasso, si intitola appunto: Eduardo de Martino, da ufficiale di marina a pittore di corte.
Dunque, vediamo: nato a Meta nel 1838, Eduardo, come tanti ragazzi della nostra costiera, la carriera d’ufficiale di marina l’aveva intrapresa ancora giovanissimo.
Ma, al tempo stesso, scoprendosi dotato di incontenibile vocazione per la pittura, aveva praticato le botteghe in cui si creavano gli ex-voto e iniziato a rappresentare la realtà con cui quotidianamente e prepotentemente si trovava a contatto: ossia le navi, e il mare. In pratica una duplice identità: di navigatore e d’artista. Ma dire artista non basta. Per chiarire il personaggio bisogna sottolineare come Eduardo sia stato artista integralmente romantico, artista che con icasticità byroniana ha saputo rappresentare il tema del contrasto tra la forza della natura e la fragilità umana, e al tempo stesso quello del prometeico coraggio con cui, pur nella sua vulnerabilità, l’uomo a questa forza si contrappone, e la sfida.
Una duplice identità, dicevo. All’insegna della quale egli continuerà ad alternare l’impegno artistico allo svolgimento delle mansioni inerenti al suo ruolo anche quando – ed è il primo colpo di scena – sarà inviato a prestar servizio nella remota (e, per l’immaginario nostrano di allora, favolosa e misteriosa) America Latina.
E, state a sentire, è adesso che viene il più bello. Perché, siccome l’accurata ricerca effettuata dall’autrice permette di seguire il nostro eroe quasi passo passo, nel suo quotidiano operare, succede che, alternandola lettura del testo alla visione delle fotografie che riproducono i dipinti, si ha davvero l’impressione di assistere alle sequenze del film di cui ho detto, e si avverte tutta l’euforia e l’ebbrezza di quella singolare esistenza. Un’esistenza, pensate, in cui nelle pause dell’azione, azione quant’altra mai dinamica e febbrile – come quando nelle acque di Buenos Aires si impegna a soccorrere un «barco» in procinto d’affondare, o alle Falkland riesce a salvar dalle fiamme un mercantile, o nello stretto di Magellano, cerca di impedire che il vascello si incagli su un banco di sabbia – si inserisce l’impegno minuzioso e assorto dell’artista intento a riprodurre le scene di cui solo poco prima è stato protagonista.
Finché – era fatale accadesse – la sua fama crescente convince l’imperatore Pedro I a dargli l’incarico di riprodurre gli eventi della guerra navale in corso (contro il Paraguay). Allora – ed è il secondo colpo di scena – egli lascia la carriera militare per dedicarsi esclusivamente alla pittura, ma senza per questo interromper il proprio rapporto col mare, perché, è chiaro, per riuscir a rappresentare il portento di quella cangiante divina liquidità gli era necessario un costante contatto ravvicinato e intimo: potremmo dire, un contatto da amante (al punto che, per cogliere esattamente la dinamica del moto ondoso, dalla nave si faceva calar a pelo d’acqua in un cesto appeso alla prua).
Sono,a ogni modo, anni di attività frenetica in cui dipinge più di 500 quadri (abbordaggi, assalti, bombardamenti, ma anche navi in placido transito sui fiumi, e poi la giustamente famosa tela che raffigura un «Accampamento sui Chaco», con la luce delle torce che, spezzando il buio della notte, illumina i due frati intenti a assister i morenti). Ma a un certo punto, sebbene sia ormai personaggio di spicco nella società brasiliana e i musei si contendano le sue creazioni, ecco il terzo colpo di scena: spinto dal bisogno di esperienze nuove e sterzate “improvvise, egli ribalta il fondale della sua vita, e con la giovane moglie carioca si trasferisce a Londra. Dove in tempi brevissimi conquista notorietà anche maggiore di quella goduta in Brasile, viene ricevuto dalla regina Vittoria, invitato al banchetti a corte, e non basta: entrato nella cerchia del principe di Galles, diviene ospite costante sul panfilo «Britannia», su cui, pare, tornerà a Sorrento e sarà presente all’inaugurazione di villa Gorkaciov.
Insomma non vi sembra ce ne sia abbastanza perché anche da noi smetta di esser un illustre sconosciuto?
E chi, diffidente come San Tommaso, voglia sincerarsi di persona della sua valentia di pittore, beh, altro non deve fare che osservar le sagome delle navi nelle illustrazioni da cui è corredato il volume: e resterà a bocca aperta, soggiogato. Perché la prua, impavida, si fa strada tra le onde, il vento prorompe a gonfiarle vele, gli alberi si ergono a sfidar il cielo, e l’intarsio delle corde è elaborato e perfetto come tela di ragno.
E certo son corde su cui basta un piede in fallo per precipitar nel vuoto, ma, si sa, bellezza e morte “son sorelle, e spesso si dilettano di camminare a braccetto.
Un’ultima osservazione: leggendo il libro su de Martino ho pensato a Conrad.
Perché in entrambi l’esperienza del mare si trasforma in creazione artistica. Nell’uno, pittorica. Nell’altro, letteraria. In tutti e due portento partorito dall’incontro tra uomo e natura.
di Giovanna Mozzillo
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8 Responses
senza dubbio deve essere un libro molto interessante. E’ una vita di avventura, chi
non vorrebbe averla! Purtroppo a volte la vita e le circostanze impediscono la realizzazione di alcuni sogni come appunto l’avventura, ma in compenso ne intercetta altri che, seppur diversi, danno ugualmente un senso di realizzazione.
Certo Ferdinando, siamo d’accordo! Grazie per il tuo pensiero!
Un grande libro per un grande pittore… ecco io e Marina siamo tornati dalla nostra piccola crociera sull’Adriatico della Dalmazia toccando Dugi Otok e le tante isole delle Incoronate. Interno ed esterno, ora i monti del Velebit ora l’ovest che guarda all’Italia. Marina sta quasi terminando la sua silloge “Adriatica”: emozioni, storia, immagini diventano poesia. Forse in qualche pausa, in qualche verso si cela la fatica della navigazione, l’insidia del vento, la possibilità mai troppo remota dell’abbordaggio. Ecco, cose del mare… cose che Eduardo de Martino ha saputo e voluto trasformare in pennellate d’autore. Se fosse oggi sarebbe stato sicuramente un principe holliwoodiano della scenografia, ieri un massimo interprete della storia del mare attraverso l’abilità del marinaio, del militare che si trasforma in grande artista. Non stupisce il suo ingresso a corte del più importante impero che ha esteso la sua forza e governo sui mari e il volume sulla pittura del mare che mostra le grandi tele di Eduardo DE Martino soddisfa i sensi e la voglia di bellezza e di immaginazione concreta. Un volume importante.
Grazie Augusto per il tuo commento, condivido il tuo pensiero e, attraverso il nostro lavoro, cercheremo di far apprezzare il lavoro di De Martino a tanti altri amanti dell’arte.
Si, Augusto, hai ragione: ‘un volume importante’ che dimostra anche quanto lavoro c’è da fare per valorizzare la nostra storia e il nostro patrimonio artistico. Probabilmente proprio sull’Adriatico il prossimo anno ci sarà la prima vera mostra su questo importante artista. Ci stiamo lavorando…
E’ sempre bello poter apprendere cose nuove cose, specie se queste vengono dalla tua terra (o pressappoco 😀 )
C’è un punto dell’articolo che mi ha fatto scattare una scintilla:
“Ma, al tempo stesso, scoprendosi dotato di incontenibile vocazione per la pittura, aveva praticato le botteghe in cui si creavano gli ex-voto…”
Dalle mie parti le tavole Ex-voto sono una realtà ancora viva, che consente di raccontare e trasmettere delle storie (legate alla fede).
Quanto incide la propria formazione umana, legata alla terra di appartenenza, nel modo di essere creativi?
Ovviamente tanto, poiché questo si traduce in contenuti.
E che succede quando il contenuto s’incontra con la tecnica?
Probabilmente si genera Arte!
Riflettevo su questo concetto e su un altro ancora: le arti minori.
Le tavole Ex-voto potrebbero rientrerebbero in questa categoria. Eppure le pratiche artistiche del Novecento, hanno insegnato non solo che questo confine (Arte Minore/Arte”Maggiore”) è sottile, ma tal volta inesistente!
Come accennavo in un recente commento, l’idea della gerarchia è una cosa che ho sempre avuto difficoltà a digerire.
Il cambiamento sta nell’uso delle parole: se si supera il concetto di gerarchia alla base della disequazione Arti “maggiori” / Arti minori, probabilmente ci sarà più propensione ad incuriosirsi verso nuovi soggetti, che fino ad ora sono rimasti nel dimenticatoio.
Alla base della ricerca artistica, vige sempre il concetto di Cultura: se la si vuol produrre, o più semplicemente scoprire, allora bisogna liberarsi da ogni preconcetto “gerarchico”.
Chiedo umilmente scusa per essermi dilungato così tanto, ma a volte l’entusiasmo è irrefrenabile!
Auguro a tutti di trascorrere una buona giornata.
Sono d’accordo con te: nel mondo dell’arte e della cultura i ‘cassetti’ e le ‘categorie’ non hanno molto senso, soprattutto in un momento storico dove le ‘contaminazioni’ sono facili e veloci.
Purtroppo la mercificazione porta a fare delle distinzioni in base agli ‘indici di gradimento’ delle grandi mostre, alle quotazioni d’asta degli artisti e alle vendite dei libri.
Non direi che gli ex voto appartengono ad un ‘arte minore’: è semplicemente una cosa che non interessa il grande pubblico, anche se la loro diffusione (soprattutto nel mediterraneo) è davvero incredibile.
Su questa materia ci sono comunque studi molto interessanti e molta ricerca. Anche noi stiamo facendo qualcosa su questo… molto presto ‘scopriremo le carte’!
Che dire, la descrizione del personaggio e della sua opera è intrigante e incuriosisce. Quanti autori non conosciamo che hanno vite e opere che meritano essere scoperti. Grazie a chi ci aiuta a conoscerli.