Leggevo un interessante intervento di Federico Giannini pubblicato su Finestre sull’Arte, una delle migliori riviste online di arte antica e contemporanea, a proposito delle domeniche gratuite ai musei e a tutta la questione che è stata sollevata riguardo l’abolizione ecc. ecc.
Giannini giustamente sostiene che si, ok, le domeniche gratis non sono stata l’idea del secolo, per diversi motivi di cui parliamo dopo; ma abolirle senza tuttavia proporre una strategia alternativa, lasciando il tutto alla fantasia dei singoli direttori, è a dir poco stravagante.
Su questo sono abbastanza d’accordo. Come spesso accade in questo paese manca una visione d’insieme e di lungo periodo. Ognuno che arriva pensa sempre e solo a disfare quello che è stato fatto prima di lui, senza neanche porsi il problema che magari qualcosa di buono poteva esserci, qualcosa da far evolvere in una soluzione migliore, più efficace, più… e invece no. Cancelliamo e basta.
Io non sono mai andato una volta in un museo pubblico nella giornata gratuita perché non posso sopportare di dover fare ore di fila o vedere opere fra le teste della gente per risparmiare 10 o 12 euro. Mi piacerebbe molto di più che la possibilità di visitare i musei del mio paese fosse diluita nel tempo, magari con meno ore ma con più frequenza oppure con degli sconti in determinate fasce orarie o in quei giorni della settimana meno ‘aggrediti’ dai turisti e dal pubblico dei weekend.
Perché, quindi, la #domenicaalmuseo non è la migliore soluzione possibile?
Principalmente per tre motivi:
- È rivolta soprattutto ai turisti (e non agevola, invece, i cittadini che magari in un giorno qualsiasi della settimana vorrebbero vedersi il museo della propria città, con calma e senza ressa all’uscita dal lavoro)
- È abbastanza stupido togliere ai Musei gli incassi proprio in quei giorni in cui c’è maggior affluenza a prescindere da qualsiasi offerta.
- Una volta al mese non aiuta comunque chi non può permettersi di andare al museo. Non è possibile che si vuole fare di cultura debba restare in astinenza per 30 giorni in attesa della sua dose mensile gratuita.
E quindi cosa si potrebbe fare?
Le soluzioni sono tante e tutte intorno a noi. Come al solito basterebbe volgere lo sguardo un po’ al di là delle Alpi e guardare cosa succede in Europa se non addirittura nel mondo.
Per esempio, sarebbe molto interessante se la cultura fosse equiparata alla salute. Come, se ho un reddito basso, o addirittura sono disoccupato, posso avere l’esenzione dal ticket per le medicine, allo stesso modo dovrei avere l’esenzione dal ticket del museo; la ricetta è: un quadro al giorno prima dei pasti.
Scherzi a parte, sarebbe bello se i musei potessero diventare luoghi d’incontro, di aggregazione, non necessariamente dove fare il classico giro del turista in cui si cerca di vedere tutto a tutti i costi e poi alla fine si esce con il mal di schiena o il mal di testa e non ci si ricorda assolutamente niente. Ma un posto dove posso entrare anche solo a vedermi una cosa 10 minuti, mezz’ora ma vista e capita bene, gratis, senza folla e senza fretta.
Di esempi ce ne sono un’infinità, dalla Spagna alla Grecia, dalla Francia agli Stati Uniti.
Il nostro problema è solo di riuscire, ogni tanto, ad essere costruttivi e non distruttivi e di avere una visione comune da sostenere e portare avanti indipendentemente da quale partito è al governo.
Quindi, ripensiamoli questi musei, come luoghi vivi e da far vivere non solo la domenica, non solo dai turisti, non solo da chi può spendere.
Ma facciamolo bene, con una idea al di sopra delle parti e con una reale volontà di creare un sistema finalmente e veramente moderno.
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