Più che il racconto di una vita da ‘giardiniere errante’ c’è una filosofia del paesaggio, un modo vero di relazionarsi con la natura, un impulso irrefrenabile verso la verità della relazione con l’ambiente, nelle parole di Ermanno Casasco.
L’incontro, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, oltre all’occasione per presentare un volume, è stato soprattutto un momento di riflessione e persino di ‘scontro’ nei confronti di un mondo che sempre di più costringe il paesaggio ad asservirsi alla bieca logica della cementificazione, dimenticando la terra, l’orizzonte, la vita.
Di un giardiniere errante è un libro che si avventura fra i giardini e gli angoli progettati da Casasco, e contemporaneamente ne lascia emergere la forza ‘visionaria’ e la capacità di non porre confini fra la figura del contadino, del giardiniere, del paesaggista e dell’artista, in una continuo tentativo di ridare valore ad un mestiere che – nella sua accezione originale – sta sempre di più scomparendo, schiacciato dalla finzione dei rendering e dall’arroganza di architetti ‘daltonici’ che considerano il verde pura suppellettile dell’aspetto costruttivo e non più ambiente complementare, essenziale.
E così ci siamo ritrovati ad avere città dove non c’è più abbastanza terreno al di sotto delle strade neanche per creare un viale alberato e dove sono le graminacee possono imperversare.
Casasco, pagina dopo pagina, con un linguaggio semplice e diretto ci accompagna quindi in un percorso a ritroso verso l’attenzione ad un paesaggio ‘perduto’ fra le pagine delle riviste patinate che istigano il gusto contemporaneo alla finzione delle mode; attraverso il racconto dei suoi lavori in giro per il mondo ci svela un sapere conquistato sul campo attraverso anni di lavoro, di incontri, di curiosità, di sfide e soprattutto di umiltà e di consapevolezza che ‘la natura ti fa sempre fesso e non sei mai sicuro di nulla’.
Gli elementi che Casasco ama sono l’acqua, le rocce, gli alberi, i movimenti di terra, ma anche le opere d’arte, sempre ricercando uno spazio e una proporzione che siano ‘giuste’ rispetto al verde che le circonda. “Ricordando la storia del giardino italiano, l’arte è ciò che lo valorizza e lo fa durare nel tempo” anche se un po’ se ne appropria, aggiungerei. E così possiamo trovare, fra sorgenti, felci, cielo e vegetazione spontanea opere di Arnaldo Pomodoro, Lucio Del Pezzo, Laura Panno, Giuseppe Maraniello… in una continua e infinita interazione virtuosa fra la fantasia dell’uomo e quella della natura.
Vi invito a passeggiare lentamente fra le parole di Casasco, prendetevi il tempo per fermarvi a guardare ogni più piccolo angolo dei suoi giardini: scoprirete che sarà un po’ come guardare negli angoli della nostra coscienza addormentata e riscoprire come dopo un temporale estivo “l’arcobaleno e il ritorno della luce, dopo”.
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