Farsi pagare (e non rubare) le idee, come si fa?


Uno dei grandi problemi che accomuna tutti quelli che lavorano nella cosiddetta “industria creativa” è quella di vedere riconosciute, anche economicamente, le proprie idee.

Perché pensare e creare purtroppo in Italia non sono considerati un lavoro. Quante volte anche io mi sono sentito dire: buttami giù un progetto di una mostra su…. chessò… facciamo Picasso?

Certo siccome ho nel frigorifero il pacchetto surgelato Pablo Picasso… adesso lo tiro fuori, lo scongelo e te lo faccio mangiare.

Purtroppo, fare un progetto, ad esempio, di una mostra richiede un impegno notevole perché non è che le opere ce le abbiamo in un armadio pronte all’uso: bisogna creare il progetto curatoriale, verificare la disponibilità delle opere, studiare il budget, ecc. ecc. ecc. Nel migliore dei casi (e se non è Picasso) è un lavoro che porta via diversi giorni, per poi il 90% delle volte sentirsi dire: eh no, ma costa troppo.

E quindi tu nel frattempo hai buttato ore e ore di lavoro per niente…

Quindi bisogna innanzitutto partire dal presupposto che progettare è un lavoro e come tale va retribuito e questo lo sappiamo bene, nel nostro paese non è proprio così scontato. Un conto, quando c’è già una partnership consolidata e si collabora insieme da tempo per creare progetti poi da proporre a potenziali clienti, allora magari ci può stare.

Ma se non sei un mio partner o collaboratore e vuoi un progetto allora lo paghi perché forse solo pagandolo riconosci il valore di quel lavoro che sto facendo per te.

Superato questo problema c’è poi quello di dover ‘raccontare’ l’idea senza farsela ‘scippare’. E anche questo a volte, purtroppo, succede. Ho un amico scultore che è terrorizzato da questa cosa. Spesso gli chiedono: Mah… vorrei mettera un’opera in questa piazza, o di fronte alla mia azienda… mi dai un’idea? Mi fai qualche schizzo o qualche bozzetto?

Certo, io ti faccio qualche schizzo e, siccome mi avanza del tempo, perché no? Anche qualche bozzetto e poi: no, ma così non mi piace tanto, me la farestì colì che la preferisco? E così anche il povero artista ha perso giorni interi per creare qualcosa che possa essere in linea con il suo stile e con il suo mood per poi vederselo stravolgere totalmente dal committente. Ma facciamo pure finta che anche questa cosa possa passare… anche in questo caso spesso alla fine la gente quando vede il costo finale si spaventa e si tira indietro.

Ma come facciamo ad essere sicuri che poi non prenda tutto quel materiale che gli abbiamo mandato e chieda una quotazione a qualcun altro? Qualcun altro che intanto si è già risparmiato tutto lo sforzo dell’ideazione e in alcuni casi anche della progettazione (che ovviamente non è stata retribuita).

Insomma, è un sistema che non sta più in piedi. È un modo di fare che si deve estinguere il prima possibile. Io stesso ho passato anni a preparare progetti – che ovviamente non sono andati mai in porto – per persone che poi non hanno neanche ringraziato.

Oggi questo errore non lo faccio più, ma ci devi arrivare… è normale che, quando sei giovane e vuoi cercare di far vedere quello che sei in grado di fare, le provi tutte. Ma oggi se vuoi le mie idee, i miei progetti, i miei consigli li paghi, e neanche poco perché il mio tempo – che devo sottrarre ad altre cose, fosse pure andare a fare una passeggiata in bicicletta – ha un costo molto alto.

È molto importante capire che non dobbiamo svalutare il nostro tempo, non dobbiamo pensare mai che siccome le cose le facciamo in prima persona possono anche non costare niente, al contrario.

Quindi come si fa ad evitare che ci rubino tempo e idee?

Innanzitutto, chiarendo fin dall’inizio la questione economica. Uno ti chiama per chiederti delle idee e, a meno che non è proprio quel cliente a cui stavi cercando di arrivare o qualcuno che realmente ti potrebbe aprire chissà quale porta del destino, molto gentilmente lo informi che questo tuo servizio ha un costo e che sarai onorato di inviargli un preventivo.

Qualora la cosa dovesse andare avanti quello che conviene fare è cercare di far vedere le cose senza lasciare niente in mano. Se proprio non è possibile si deve essere un po’ scaltri e cercare di spiegare e far vedere quello che si potrebbe fare, ma senza spiegare il come.

Nel caso di una mostra, ad esempio, ti racconto il progetto curatoriale, ti faccio vedere alcune opere, ma non ti dico chi me le presta o dove vado a prenderle.

Nel caso di un’installazione o di un progetto multimediale te lo racconto a grandi linee, ma non ti spiego come lo realizzo, qual è la tecnologia che uso, come assemblo il tutto.

È ovvio che non si può essere sicuri al 100% anche perché le idee spesso sono nell’aria ed è facile che qualcuno ne abbia una molto simile alla nostra o che sia in grado di rifare proprio la nostra, magari con dei costi anche più bassi forse perché inizia adesso e vuole promuoversi o per chissà quale altra ragione misteriosa.

Questo non deve spaventarci, può succedere, anche perché se ci facciamo troppe paranoie poi non lavoriamo più.

La cosa importante da capire è che bisogna dare valore al nostro tempo, alle nostre idee e alla nostra professionalità e, solitamente l’unico valore che la gente capisce è quello economico.

Quindi vuoi le mie idee? Pagale!

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