Qualche mese fa, in occasione di uno dei miei viaggi in Penisola Sorrentina, mi sono imbattuto, forse non per caso, in un libricino edito da Pensa Multimedia, nella raffinata collana Officina diretta da Mario Capasso.
Questo volumetto, il secondo della Piccola Biblioteca di Papirologia Ercolanese, raccoglie dei brevi contributi su Amedeo e Bianca Maiuri redatti da Benito Iezzi, e pubblicati nel corso degli anni in diverse occasioni.
La lettura di queste suggestive pagine ha lentamente ricondotto le mie riflessioni ad un momento – o forse solo ad un ambito, ma comunque a qualcosa di lontano – in cui l’intellettuale era mosso da una forza interiore pura, alimentata dalla curiosità e dal rispetto incondizionato per la cultura: una figura alla continua ricerca di luoghi di confine dove far incontrare noi, i contemporanei, e i nostri capostipiti, uomini diversi solo per accidente temporale, ma identici nell’essenza.
E’ un’occasione importante per riscoprire la monumentale figura di Maiuri, il maggior archeologo italiano del Novecento, forse ormai un po’ lontano da questa generazione ingrata che velocemente dimentica i maestri, ma anche per ricordare ancora una volta la figura di un suo ideale discepolo e raffinato intellettuale qual’era Benito Iezzi, di cui Enzo Puglia ci restituisce in poche ma appassionate pagine introduttive lo spessore e il fervore intellettuale.
Iezzi, scomparso troppo presto e troppo in fretta nel 1992, fu idealmente legato ad Amedeo Maiuri dall’amore per l’archeologia e da una rara sintonia intellettuale che lo portò ad entrare in contatto con la figlia Bianca – atipica storica dell’arte percorsa da vibratili curiosità e formidabili aperture – che gli affidò, prima di andarsene, le preziose carte del padre.
Riviviamo, attraverso note ed articoli, il vagabondaggio di due uomini disinteressati – ovvero preoccupati solo dell’interesse di tutti – tra la scrupolosità dei saggisti e la pindaricità dei narratori che si cercano e si incontrano sul terreno della rievocazione dei fatti – mai evocazione di atmosfere – raccontati senza retorica, con la voce dei poeti.
Mario Capasso, a cui va il merito di questa edizione, ha l’occasione, nella sua prefazione, anche per sottolineare e ‘rilanciare’ ancora una volta attraverso Iezzi, l’importanza del testamento di Maiuri – archeologo e cittadino – che già denuncia la cementificazione incontrollata, il lassismo della classe politica e l’indifferenza nei confronti del patrimonio artistico, culturale e ambientale.
Denuncia quanto mai attuale in un momento in cui assistiamo attoniti all’abbandono degli scavi e ai crolli di Pompei, ai roghi dolosi e alla bieca speculazione sui luoghi della cultura, alla svalutazione incontrollata e all’alienazione ignorante dei beni artistici.
Speriamo che il testamento di Maiuri possa diventare manifesto di una nuova generazione di intellettuali capaci di parlare come il grande archeologo e come Iezzi dopo di lui, al cuore degli uomini e che possa essere di stimolo per ricominciare a coltivare in terra orticelli di memorie che faranno meno ignoranti e più savi gli uomini che verranno domani.
No responses yet