Bizzarro essere amici senza conoscerci personalmente, ma solo tramite la comune passione della poesia, cercata, evocata, sorta di “pronto soccorso” per superare o quanto meno arginare quella particolare malattia che ognuno di noi si porta dentro, ma che non sempre si è in grado di decifrare, di darle un nome e che, forse, altro non è che un trauma, una violenza, una lacerazione con cui convivere. Con Giuseppe Di Bella, giovane poeta siciliano, ci siamo incontrati in una Sicilia virtuale, simbolica, una infinita chiesa barocca dai marmi bianchi intrisi di gocce marine: il suo bianco a volte acceca, altre accarezza, sempre ti segue come un’ ombra che assume tutte le forme perché non è nessuna di esse. Nel “bianco” può nascere un incontro.
Per leggere l’intervista integrale, realizzata da Domenico Segna, a Giuseppe Di Bella per la rivista ‘i martedì’ scarica il file .pdf
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