Dai collegamenti nel golfo al business delle crociere il forte legame con la costiera.
SORRENTO. Sorrentini da più di mezzo millennio, operatori storici nel settore della navigazione. «Gli Aponte – Un’antica famiglia marinara sorrentina»: è il titolo del libro Bruno Balsamo presentato, ieri mattina al Parco dei Principi, da Vincenzo Russo e Biagio Passaro, con la partecipazione dell’autore e di Aniello Aponte, decano della famiglia. Parterre d’eccezione della cerimonia, coordinata dal giornalista Antonino Pane, con Gianluigi, Maurizio, Nello e Bruno Aponte, l’ammiraglio Domenico Picone, comandante del Circondario marittimo della Campania, i sindaci di Sorrento e Sant’Agnello, Giuseppe Cuomo e Gian Michele Orlando, l’assessore provinciale al Turismo, Piergiorgio Sagristani.
Il volume (con-fine edizioni) ripercorre la storia di una delle dinasty di armatori e capitani più antiche d’Italia. «Una famiglia che – come ha sottolineato Antonino Pane – rappresenta un faro insostituibile per il lavoro e l’occupazione della gente di mare della penisola sorrentina». Da Antonino de Ponte, attivo nei traffici marittimi tra la penisola sorrentina e Napoli alla fine del Quattrocento, fino a Gianluigi Aponte e alla Navigazione Libera del Golfo del Terzo Millennio. L’indagine di Bruno Balsamo va oltre il ceppo più stretto che oggi fa capo al leader del colosso Msc. S’allarga ai cugini e ai loro antenati. Dal Cinquecento gli Aponte sono padroni di bastimenti e capitani, le loro navi sono tuttora attive all’interno e fuori del Golfo di Napoli. Delle imbarcazioni vengono descritte vicende e caratteristiche per conservarne la memoria e per valutare gli eccezionali progressi della tecnica navale avvenuti nel secolo scorso. Di alcune Bruno Balsamo ha ricostruito le immagini con dipinti su tela e tra l’altro, il libro è corredato da una ricca veste grafica tra documenti, mappe, dipinti e fotografie sulla famiglia Aponte, sulle sue navi, sulle sue residenze in penisola sorrentina.
Nello Aponte, patron della Navigazione Libera del Golfo (costituita nel dopoguerra con i Savarese di Vico Equestre), ha suggerito all’autore di dedicare il volume ai nonni, patron Aniello e padron Luigi Aponte. Entrambi persero la vita a bordo della motobarca Giovannina, affondata dai tedeschi nel tragico pomeriggio dell’11 settembre 1943. Oggi tra le compagnie gestite da armatori del Golfo di Napoli, che rappresentano il 40 per cento della flotta mercantile battente bandiera italiana,, la presenza degli Aponte è una delle più antiche. Nelle ultime pagine è racchiuso o scopo di trattare un tema carene di studi approfonditi nelle pubblicazioni di una storia marittima: la transizione nella navigazione minore sorrentina della propulsione velica e a remi e quella con motori. Gli uomini che furono protagonisti di quella transizione al fianco degli armatori sorrentini sono ignorati. Ma la famiglia Aponte non ha dimenticato il contributo che hanno dato le sue fortune.
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