Ritorna Marco Malvaldi, il quarantenne scrittore pisano, che ha inventato il BarLume il regno del barista Massimo e della sua posse geriatrica con “La battaglia navale (pagg. 192, euro 13; Sellerio)”. Un nuovo omicidio – “a Pineta ce n’è uno all’anno” – di una ragazza ucraina che viene riconosciuta – dopo che il mare l’ha restituita dopo avere cozzato sugli scogli -, da una fiumana di sue connazionali, dal signor Marino, figlio di una delle sue badate, e dall’avvocato Rossi.
Un omicidio figlio dello stalking reato molto in voga oggi e che le trentenni evocano spesso anche a torto? In effetti la ragazza ha un marito Eugenji abbastanza verme da presentarsi quest’ipotesi investigativa.
Ma Pilade, Aldo, il Rimediotti, l’Ampelio di cosa discutono con il loro Bimbo ora fidanzato ufficialmente con la vicequestore Alice Martelli? Ma dell’ultimo omicidio of course: ed anzi la Martelli – insolitamente collaborativa – li usa anche nella prima fase preliminare delle indagini. Le puppe della Tiziana ed il somaro shaker Marchini sono insolitamente defilati: anche se la prima avrà anche il suo momento lavorativamente opportuno.
Chi risolve il caso che poi nasce anche da uno scambio pirandelliano di persona? Ma il solito disomogeneo lavoro d’equipe che viene iniziato da una citazione biblica dall’Esodo che viene bene inquadrata dal sensibile letterato Aldo, che incastra nella citazione un evento alquanto strambo.
Perché leggere Malvaldi? Perché tiene assieme intelligenza, trama, personaggi, poesia: insomma la vita che in questo tempo individualistico e di ballottaggi pare mancare. Come le intuizioni nerazzurre di un Bimbo in forma e soprattutto finalmente duale.
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