Sorrentum | In mostra disegni e dipinti Teodoro Duclère al Museo Correale | di Filippo Merola

Teodoro Duclère | Il catalogoNel riferire dei 321 fogli presi in esame presso il Museo, mi preme ringraziare la competenza e la disponibilità del Professore Mario Russo, che mettendoci a disposizione gli elenchi di tutti i disegni ha reso il nostro lavoro più rapido, dato il poco tempo a nostra disposizione, e ci ha consentito così di prendere in esame tutti i disegni presenti in catalogo, e della Signora Rachele de Angelis che ci ha messo a disposizione il lavoro di schedatura delle carte da lei iniziata. Il mio ringraziamento va anche a Luisa Martorelli che mi ha offerto questa interessante opportunità di lavoro e a Bruno Agolini, senza l’aiuto del quale non avrei potuto completare l’esame di tutte le carte.

Le carte

Duclère preferiva disegnare su carta liscia che offriva una superficie il più possibile omogenea,  le carte esaminate infatti prevalentemente non presentano impronte di filoni e vergelle, molti sono i fogli consistenti e compatti, qui definiti  “cartoncini”.

In questo gruppo ingente di fogli rientrano le carte inglesi Whatman, con filigrana presente su 20 fogli e le carte francesi  Canson frères, presenti su 10. Alcune carte delle cartiere Whatman, mostrano la data di produzione impressa sotto il nome: J Whatman con data  1822, visibile per intero sul foglio, Napoli dallo Scudillo, inv. 3391; J Whatman Turkey Mill con data impressa 1828, sul foglio: Miseno: Chiesa di S. Sosso, inv. 3152; e 1835 sui fogli Molo S. Vincenzo, 1839,  inv. 3326, e Acquasantiera Duomo di Palermo, inv. 3499.

FiligranaQueste carte, in particolare le Whatman che per prime adottarono un sistema di produzione  senza vergatura, erano famose  proprio per le loro doti di omogeneità e collatura che consentivano, non opponendo asperità al tratto, di realizzare disegni con una resa  precisa anche dei minimi dettagli.

Dei fogli presi in esame, 71 mostrano una filigrana o un marchio di fabbrica, spesso tagliato.

Sono riconoscibili fra queste alcune carte provenienti da cartiere situate sulla costiera amalfitana, come le Andrea Cimini (con filigrana presente su 4 fogli), quelle prodotte da Gaetano Proto, e quelle contrassegnate da un giglio, prodotte dalla cartiera di Camera e Proto (presente anche su 4 fogli).

Molte le carte con monogramma R o PM e PMC intrecciato, che sono ricorrenti soprattutto sui fogli dell’album con vedute di Napoli, Cuma, Sorrento, Soccavo e Casavatore.

L’album, inv. 3803, oggi sciolto e in precario stato di conservazione, con danni di muffe ed insetti, conserva una legatura con i piatti di cartone ricoperti di carta colorata, dorso ed angoli in pelle nera, ed  è composto da  10 fogli ripiegati a metà, che mostrano in basso a destra la stessa filigrana, comprese le carte di guardia. La carta ha una superficie semiruvida,  anche qui senza vergatura, le dimensioni del foglio intero sono: mm. 363×512.

Su otto fogli si rileva,  parziale, il monogramma CS con sotto due rami di alloro, riscontrato identico su un disegno di Giacinto Gigante: Il sepolcro di Virgilio, firmato e datato 26 aprile 1822, inv. M423, oggi conservato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli .

Filigrana stella

La porzione di filigrana, tagliata, visibile sul foglio di Duclère che reca il disegno, Pozzuoli: Porto di Caligola,  inv. 3426, sembra avere esattamente la stessa decorazione della filigrana rilevata su di un disegno di Domenico Morelli a Roma, e ritenuta probabilmente carta di Amalfi.

Analogamente la filigrana con una M e sotto due rami di alloro, parziale su due fogli di Duclère:  Chiesa di San Francesco (oggi Sant’Antonio) a Pozzuoli, inv. 3194, e Due popolane con bambino, inv. 3523,  è presente quattro volte sui disegni giovanili di Morelli ed in particolare su quelli accademici.

Proveniente dalla costiera amalfitana  sono anche le carte con ancora in cerchio visibili su 4 fogli usati da Duclère, di cui solo uno presenta vergatura, inv. 3300, e quella con una stella. Anche nel già citato fondo di disegni di Morelli a Roma, sono presenti ben 69 fogli che presentano una filigrana con l’ancora, ed alcuni fogli con la stessa filigrana sono segnalati tra i disegni di Domenico Morelli  conservati presso la Galleria di Arte Moderna di Torino.

Alcune note sulle carte colorate e la tecnica

I disegni esaminati sono prevalentemente eseguiti a matita su carta di colore avorio.

Duclère  utilizza per i suoi disegni , in generale due tipi di matita: una più dura con punta sottile, per tracciare i contorni delle architetture e i piccoli dettagli, e una più morbida per ritornare sui chiaroscuri.

I tratti eseguiti con matita morbida sono particolarmente calcati e spesso hanno lasciato una profonda impronta al verso del foglio, ancora oggi visibile.

I disegni  più “finiti” sono completati da tocchi di biacca.

3514_SorrentinaLe carte sono in generale di colore avorio, tuttavia sono numerose anche carte azzurrine, alcune delle quali presentano oggi sfumature di verde a causa dell’ossidazione del foglio. Anche queste carte potrebbero provenire da cartiere  della costiera amalfitana come cita Imperato.

Il disegno che ritrae Sorrento, sentiero in collina, inv. 3514, è stato eseguito su di un foglio color avorio preparato con tempera grigia. Le lumeggiature sono ottenute graffiando il colore grigio in modo da far emergere il bianco del foglio.

Resta aperta la questione che riguarda l’eventuale utilizzo di sistemi di riporto dell’immagine dal reale o di copia della stessa per eseguire delle repliche.

Il disegno  Pozzuoli, cortile del convento dei Cappuccini di San Gennaro,  inv. 3314, è eseguito su carta velina incollata su di un foglio di colore avorio con filigrana Gaetano Proto, carta proveniente dalla costiera.

Su di un unico foglio sono stati osservati in corrispondenza di alcuni punti del disegno, dei fori eseguiti con una punta sottile che fanno pensare ad un sistema di riporto dell’immagine: il torronaro, inv. 3490. A questo ed al foglio precedente possono associarsi  i diversi disegni eseguiti su velina presenti in collezione per due dei quali è stato eseguito un confronto diretto con i fogli “finiti”, le due veline ed i due disegni ritraggono la Cattedrale di Palermo. Dal confronto è emerso che le veline ed i disegni finiti hanno identiche misure e sono quindi sovrapponibili. (Vedi foglio inv. 3185  di cui esiste una velina di uguali misure e foglio inv. 3160 con disegno sulla velina a matita ripassato ad inchiostro color seppia).

Alcuni disegni risultano eseguiti con aggiunte di carta per completare la veduta.

Note  sullo stato di conservazione dei fogli

Come è risaputo, le carte ottocentesche soffrono spesso, a causa degli sbiancanti e degli additivi chimici usati per la fabbricazione, di forti ossidazioni e aumento dell’acidità: i fogli scuriscono fino a diventare di colore marrone,  aumenta il contrasto delle lumeggiature a biacca che spesso  sembrano emergere  da un fondo notturno o tempestoso che in origine non c’era.

FiligranaUn altro problema di cui soffrono spesso le carte prodotte nell’ottocento è la presenza di  macchioline marroni o rossastre chiamato con termine tecnico foxing, spesso diffuse su tutta la superficie, che deturpano la lettura del disegno.

Entrambe i tipi di alterazione sono presenti su molti dei fogli osservati. A questi danni si aggiungono piccoli strappi e lacune e tracce di colla agli angoli, provenienti da un precedente montaggio. Molti fogli mancano degli angoli, che sono stati tagliati probabilmente per rimuoverli dal montaggio originario. I disegni sono stati contrassegnati con l’applicazione di un’etichetta di plastica rigida al verso, che reca il numero d’inventario, questa etichetta apposta verosimilmente negli anni ’60, in alcuni casi è più rigida del foglio e costituisce un rischio per la carta, sia meccanico, sia a causa della colla di adesione che generalmente macchia.

Le carte più ossidate del fondo Duclère, mostrano spesso la traccia “fotografica” di altri fogli probabilmente riposti per lungo tempo a contatto gli uni sugli altri senza protezione.

di Simonetta Funel

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