Quando Lucio Esposito mi propose di pubblicare un libro sulle Ville Marittime romane l’idea mi entusiasmò subito.
Principalmente per due motivi: il primo è che amo i libri che ti raccontano qualcosa, ti portano alla scoperta di qualcosa, il secondo è che in questo modo potevo ripescare una collana che avevamo avviato tanto tempo prima, e che per molti anni era rimasta ferma, la collana Lento Pede.
Sapevo che non sarebbe stato un libro facile da pubblicare. Lucio aveva un testo/canovaccio e, intorno a questo nucleo si sarebbe dovuto costruire tutto: il corredo, le immagini, le grafiche, gli approfondimenti, box integrativi, ecc.
Però era stimolante. Il format è quello della guida, quindi un libro in cui le immagini hanno un’importanza fondamentale. Tutta questa mia idea però si scontra subito con l’elefante burocratico italiano. I luoghi da fotografare sono tutti siti sotto la tutela della Soprintendenza… e vi ho già detto tutto.
Nadia comincia quindi subito a chiamare le soprintendenze per chiedere i vari permessi. Per prima cosa scopriamo che per riprendere siti distanti in linea d’aria non più di 50 km avremmo dovuto fare riferimento a tre diverse soprintendenze. Vabbè…
Cominciamo così la lunga trafila delle pubblicazioni. Ovviamente non c’è uno standard, un modello unico che tu capisci una volta come compilare e poi sei già a posto. No, ogni soprintendenza fa un po’ come gli pare. Una cosa sola è certa e comune a tutte: per fare le foto nei siti archeologici bisogna pagare. Ma dico io: io non solo investo per promuovere a spese mio un patrimonio spesso poco valorizzato e quasi sconosciuto che TU soprintendenza gestisci poco e male. E in più? Ti devo anche pagare? Vabbe’, del resto sono dei monoliti con i quali non c’è dialogo per cui, paghiamo e andiamo avanti.
Ma non è che pagare sia una cosa facile. Una, non ricordo quale, non sapeva neanche come prendere i soldi… ma come se non bastasse bisognava prima dirgli prima cosa volevamo fotografare e quante foto avremmo voluto fare… ma dico io, non posso andare con la mia macchinetta fotografica e quando sono lì vedo cosa mi piace di più, cosa viene meglio, cosa mi ispira in quel momento, faccio diecimila scatti e poi faccio una selezione? NO.
Molto più semplice è stato per la Villa di Positano. Hanno negato addirittura l’autorizzazione e quindi, no problem. Sembrava quasi fosse un sito Top Secret.
La dote principale di un buon editore è la pazienza, per cui ci armiamo di questa qualità cerchiamo di capire come districarci in questo imbroglio molto italiano.
Però, nonostante tutte le difficoltà, una delle parti più divertenti di questo lavoro è stata sicuramente fare le riprese fotografiche. Ci sono luoghi tipo Villa Jovis, la Villa di Tiberio a Capri in cui non è facilissimo arrivare. Si trova in cima alla parte orientale dell’isola e arrivarci è davvero un bello “scarpinetto” come si dice da quelle parti, però ne vale la pena. Da lassù credo che ci sia uno dei panorami più belli del mondo. Del resto mica Tiberio si andava a costruire la Villa in un posto qualsiasi?!
Pensate che anche senza internet e telefono da qui Tiberio Giulio Cesare Augusto governò l’Impero romano per oltre undici anni. Eh?!
A Napoli, invece la villa Pausillipon a Napoli è forse uno dei luoghi più suggestivi perché si attraversa questo incredibile tunnel scavato nel tufo per poi uscire in una esplosione di luce come solo a Napoli si può vedere e ti ritrovi in questo anfiteatro praticamente a picco sul mare in cui è concentrato tutto il concetto di bellezza qui si capisce QUANTO i romani tenessero alla bellezza delle cose.
Mi sono divertito anche alla Villa di Minori. Dal punto di vista della struttura è molto interessante perché si possono attraversare molti ambienti e ad oggi è sicuramente uno degli esempi meglio conservati di quell’architettura residenziale di lusso dell’epoca romana.
Una cosa che mi sono divertito a ‘catalogare’ sono le diverse texture che ho trovato durante tutte queste visite. Io amo le trame, le fotografo dappertutto, e in queste costruzioni se ne trovano diverse e tutte molto belle. I romani in questo erano maestri: dai pavimenti ai vari tipi di opus, agli intonaci… insomma un repertorio davvero affascinante.
Un elemento di novità importante è che in questo libro siamo riusciti ad inserire anche delle foto fatte con il drone. In particolare per la villa di Sorrento grazie alla collaborazione di Drone Amico (cercatelo su Facebook) abbiamo potuto pubblicare una visione totalmente inedita del sito visto dall’alto e quindi chiaramente tutta la pianta.
Insomma, ci abbiamo messo qualche anno a tirare fuori questa pubblicazione, ma alla fine ne è valsa la pena. È venuta fuori una guida agile, un libro per niente accademico, con una grafica fresca e piacevole e dei contenuti che possono essere per il lettore un punto di partenza per intraprendere tanti piccoli viaggi attraverso il famoso “otium” dei romani e la bellezza del Golfo di Napoli.
Vai al libro Le Ville Marittime romane in Penisola Sorrentina, Capri e Litorale Flegreo
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