Con il suo ultimo romanzo, Codamozza, Sergio Saggese da voce al mondo animale per denunciare, attraverso le vicende e le parole di due giovani topi, il marcio della nostra attuale società, evidenziando la perdita di valori, degli ideali e dei sentimenti umani.
In un campo di sorci, detta Colonia, sorto in una Scampia, dove vivono i derelitti di questa storia, Bettelmat e Crùcolo, sono due amici sorci, diversi tra loro, ma accomunati dal “Principio morale” che gli permette di seguire le stesse tracce. Bettelmat, sognatore precario di vita e di lavoro, non smetterà di lottare e di condannare. L’amico, più debole, si lascerà prendere dagli ingranaggi, suo malgrado, e da una scelta che a nulla condurrà.
Gli ideali soffocati, i disagi nascenti ed il fallimento della nostra società, da quella culturale passando per il mondo sindacale a quella politica,dove risiede il potere,in questa sua moderna Fabula sono descritti e raccontati con graffiante linguaggio.
La linea di confine tra animali ed umani diventa sempre più sottile fino a scomparire; i sorci ci appaiono come due giovani ricchi di ideali e ribellione, Colonia quella Scampia simbolo delle problematiche di Napoli. Da Fedro ad Orwell, la narrativa è punteggiata di racconti dove gli animali sono protagonisti, a dar voce alle insofferenze e denunce umane. Saggese, con il suo modo di raccontare, con il suo linguaggio fantasioso ed orticante,lo si può ritrovare con più attualità in quel mondo surreale cartonostico dei Simpson che non nella Fattoria degli animali.
La Scampia che viene descritta da Saggese è molto più vicina, per certi versi, e non ha nulla da invidiare alla Springfield immaginaria ma molto, molto reale.
La denuncia della condizione umana che Saggese ci descrive in ogni capitolo altro non è che una continua metafora sui poveri,i proletari ed i derelitti di questa società. I poveri sono brutti, storpi, ciechi e menomati; non hanno futuro, i sogni restano tali se non castrati e spersi; I derelitti, in una visione di caustica realtà saranno sempre degli emarginati.
In ogni caso e contro tutto e tutti, deturpati o reietti essi godono di preziosi beni quali la dignità e l’onore. I due giovani sorci pur vivendo immersi e ingabbiati in questo loro status non smetteranno mai di abbandonare i loro ideali fino ad essere considerati dei sovversivi perdendo perfino l’appoggio dei sindacati che optano per un posto al sole nella società corrotta e clientelare.
Saggese, instancabile narratore di disagi, dopo aver passato al setaccio la dilagante corruzione politica, il fallimento dei sindacati, non manca di sottoporci altri scottanti e toccanti denunce, quali quella dell’annoso problema di quei poveri Cristi degli immigrati e non ultima la condizione femminile vittima continua di abusi psichici e fisici.
L’indifferenza e la rassegnazione, per Saggese, sono i mali maggiori da sradicare per poter ricucire gli strappi e le lacerazioni di questa società.
Una lettura scorrevole se pur caustica; un narrare pulito se pur riflessivo.
di Bartolomeo Errera
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