Ieri sono stato al Mic di Faenza il Museo Internazionale delle Ceramiche, un luogo incredibile – se non l’avete mai visto andateci assolutamente perché merita davvero, sono stato al MIC a trovare la mia amica Claudia (Casali) che dirige questa istituzione ormai da diversi anni e ragionavamo sulla difficoltà delle istituzioni culturali a dialogare con le imprese e con le aziende sul territorio per poter sostenere i progetti particolarmente onerosi a cui tutti più o meno lavoriamo. Questo da un lato per la mancanza di figure che siano in grado di fare questo lavoro: non è così facile trovare una persona che sappia parlare d’arte e allo stesso tempo sia in grado di parlare con un amministratore delegato di una grande azienda parlando il suo linguaggio, cioè spesso e volentieri quello dei numeri.
Da un lato c’è questa difficoltà, dall’altro ci crogioliamo sempre un po’ nella profezia che si autoavvera: “Eh, ma non ci sono soldi, c’è la crisi, le aziende chiudono…”
Fermo restando che secondo me dobbiamo smetterla di parlare di crisi ma renderci conto che sta “semplicemente” cambiando – o è già cambiato – il modello economico, e di questo bisogna farsene una ragione, e chiudono quelle aziende che non sanno adeguarsi a questo nuovo modello.
Ma detto questo, sfatiamo questo falso mito che non ci sono soldi: il mondo è pieno di soldi, non c’è stato mai tanto denaro circolante come di questi tempi. Ma anche il NOSTRO mondo è pieno di soldi, in Italia ci sono aziende che vanno benissimo, eccellenze internazionali che fanno fatturati spaventosi e che HANNO budget da investire in comunicazione o in attività di welfare per i loro dipendenti e a volte tanti che ne hanno non sanno neanche bene loro in che cosa…
Allora dove sta la difficoltà? Nell’arrivarci, nell’arrivare a parlare con le persone giuste e nel sapergli raccontare il nostro progetto, entusiasmandole e coinvolgendole da un lato, ma anche facendogli vedere il valore che diamo loro, i benefici e i vantaggi che gli tornano indietro sponsorizzando una mostra o sostenendo le attività culturali in generale.
I valori oggi per un’azienda sono altrettanto importanti quanto la visibilità. Pensate che sono fra le principali caratteristiche ritenute determinanti per aderire ad una sponsorizzazione, alla pari dell’esposizione mediatica.
Un altro cosa importante da tenere presente, prima di lamentarci che non ci sono soldi, è che il valore totale delle sponsorizzazioni in Italia supera ampiamente i 1000 miliardi di Euro. Ovviamente la fa da padrone lo sport che si ciuccia circa il 60%, ma lo spettacolo e la cultura portano a casa comunque un 10% ovvero la bellezza di più di 100 milioni di Euro all’anno, costantemente in crescita!
Quindi, dove sta il problema? In realtà non c’è!
I soldi ci sono, e pure tanti. Dobbiamo solo cominciare a parlare di soluzioni e attrezzarci per andarceli a prendere.
Una strada sicuramente da aprire potrebbe essere quello di cominciare a fare un po’ di più squadra e sedersi ai tavoli delle aziende non più come singoli ma come rete di Istituzioni e Aziende Culturali in grado di avere una progettualità condivisa e di proporre agli interlocutori non più semplicemente il logo su tutti i manifesti, ma valori ed esperienze nuove e coinvolgenti che facciano sentire lo sponsor parte integrante dei progetti e non solo un semplice bancomat dai quali prelevare quando abbiamo finito la grana.
Per cui, il messaggio è quello che il mondo della cultura, il mondo museale e di tutti quelli che fanno mostre dovrebbe smetterla di rimanere un appezzamento frastagliato di orticelli in cui ognuno ogni giorno va a zappare, ma dovrebbe diventare un grande e unico giardino dove invitare il mondo dell’impresa a vivere qualcosa di diverso che possa dare loro un arricchimento che non potranno mai avere se rimangono chiusi all’interno delle quattro mura dell’azienda.
Come al solito, l’unione farebbe la forza. E in questo caso, la forza, è quella della cultura.
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