È uno dei libri rivelazione di questi ultimi anni: “Ogni giorno come se fossi una bambina (pagg. 256, euro 14.90; Garzanti)” della scrittrice savonese d’origine, ma di stanza lavorativa a Monza Brianza, la 40enne Michela Tilli. E’ il terzo titolo per la scrittrice dopo il bel romanzo d’esordio “La vita sospesa“, storia di una freddezza verso il mondo che si sgela dopo che il passato ridiventa una terra propria e sempre per i tipi della Fernandel “Tutti tranne Giulia” una storia sull’ambiente alto borghese del monzese.
“Ogni giorno come se fosse una bambina” ci conferma nella convinzione della grandi capacità narrative della Tilli: sia per un finissimo occhio narrativo sul mondo, sia per un profondo scavo psicologico nel determinare personaggi autentici nella fiction. La nuova storia è tante storie insieme, tenute unite dalla linea femminile formata dalla protagonista Arianna che sta cercando una sua strada a Roma dopo che a Milano i genitori non sono andati oltre il suo strato di grasso.
La notizia che fa partire la narrazione è la morte di Argentina una donna che è stata essenziale per la giovane Arianna e che le ha fatto vedere la bellezza che aveva dentro: essenzialmente narrativa. Mentre Arianna si reca frettolosamente al funerale della vecchia Argentina si dipana l’anamnesi delle vite incastrate delle protagoniste. Argentina, dopo una vita passata a Milano scappando con suo marito Antonio dal paese natale Grassano, rivivrà in via e con pistolare l’amore “che non chiede permesso” Rocco.
Arianna, la sua vita, che ha preso finalmente la giusta direzione, quella autentica. Il finale lo lasciamo al lettore ricordando che la Tilli con il suo terzo titolo si conferma scrittrice padrona di una lingua leggera e profonda, inframmezzata da pagliuzze di poesia che come tracce di senso si dispiegano agli occhi letterari di chi ha ancora voglia di capire.
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