Descrizione
“Codamozza” unisce la fabula ad un linguaggio fantasioso e cartavetroso, per riportarci il nostro vissuto quotidiano pubblico, che il cinismo dei media ci manifesta senza il candore di un possibile cambiamento.
Un campo di sorci sorto in una Scampia, dove vivono i derelitti di questa storia senza speranze né sogni, nasconde la vita in corso di una Napoli reale ottenebrata dal potere. Saggese disegna con la storia dei due sorci amici-divisi – ma per quanto? – la parabola-apologo di una società disgregata, la nostra, che solo nella controluce di una vicenda animale – come in una striscia di ‘Lupo Alberto’ – può essere compresa. Si serve dei suoi amati animali che predilige perché rappresentano forse ai suoi occhi degli amici-sentinelle che ricordano a noi umani le nostre-loro fragilità, l’importanza di una solidarietà non dettata solo da debolezza, e la grammatica fisio-cognitiva della sofferenza, che noi abbiamo dimenticato.
Fa questo servendosi di una lingua che usa le screziature di dialetto per magnificare l’espressività della parola: saporita e indicativa di un cammino per tutti noi. “Perché al niente preferisco il dolore” (W. Faulkner).
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