Descrizione
“Quella di Di Bella è davvero una lirica di mappature graduate, di pellicole e nervature: la metafora principale è una metafora della sottigliezza, della ramificazione, dunque della complessità… ma corporea. Ventosa e barocca insieme. Facile dire siciliana, sì, eppure, perché non dirlo? È una poesia, se posso usare una di quelle disinvolte familiarità che si permetteva Garboli, “in camicia di lino”. La poesia di un Quasimodo rinato dopo De Angelis, l’école du regard e il cinema sull’incomunicabilità. Però c’è poi un “compromesso al centro” (di nuovo la Sicilia?): un certo tasso di cantato, descrittivo, narrativo, amabile. Eclettismo che può essere molto fecondo, e che forse spiega una particolare situazione (da paragonare a quella postermetica, per alcuni versi) della buona poesia italiana d’oggi.” Matteo Marchesini
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