Non so perché ma amo al di sopra di tutto la letteratura siciliana… Sarà per Sciascia, Vittorini ed alteros ma ho sempre riconosciuto alla produzione isolana una peculiarità sua propria: del resto “quella terra pazza dove il sole batte 8 mesi l’anno…”.
Oggi parleremo del magistrato-scrittore Domenico Cacopardo, un autore messinese che ritorna in libreria con “Semplici questioni d’onore (pagg. 306, euro 17; Marsilio)” con la storia di Tino Granaleo ragazzo di quella borghesia terriera e professionale aspirante diplomatico che privato di una madre – morta giovane – deve anche subire l’assenza di un padre otorinolaringoiatra di cui nulla si sa. Tino cresce tra Letojanni e Messina con le cure amorevoli e ferme di Zia Antonia studiando Scienze politiche, rincorrendo la cugina Ornella ed avendo come amici Demetrio e Masino. Unica amicizia maschile più grande quella del frate agostiniano Federico musicista marchigiano che cresce questa posse amicale a Santa Greca con l’espediente della squadra calcistica.
Il suo piccolo mondo perfetto è però distrutto da un evento delittuoso inaspettato occorso nella notte tra il 18 ed il 19 ottobre del 1962: l’assassino di sua zia in casa mentre Tino si nasconde vigliaccamente. Al di là del contenuto giallesco – se oggi non si scrivono gialli è meglio cambiare mestiere – il romanzo di Cacopardo si segnala per una lingua piana e classica allo stesso tempo e per un saporosità di ricordi di una vita persa che ricompare musealmente viva nel ricordo di stralci familiari – la vendemmia, la raccolta delle ulive – che riportano anche parole scolorite nei significati dalla nuova lingua internauta ed accettiva dell’odierna scrittura social. Cosa sono le rasole? , e le sipali? Cosa sono i ciuritti? Tutto questo potrete scoprire – se chiudete google e tenete aperta l’accesso alla curiosità – leggendo questo testo e se siete tra quelli che preferiscono “mille spiacevoli verità” ad una stupida bugia.
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