Diciamolo: in una campagna di raccolta fondi per una mostra sul ‘600 non poteva certo mancare, fra i premi, un ritratto del donatore in stile barocco.
Ma chi lo fa? Ci siamo chiesti. Certo, pittori bravi ce ne sono tanti, ma noi cercavamo qualcosa di più, volevamo un artista che in qualche modo avesse un quid, un qualche legame con quel Salvator Rosa, di cui avrebbe dovuto fare le veci; un artista che avesse pestato la stessa terra, intriso degli stessi paesaggi; insomma, qualcuno che fosse anche sufficientemente folle per accettare un’incarico del genere.
Dove cercare? Perché non andare a rovistare nel Liceo Artistico di Sorrento? Ho sempre avuto molta fiducia nella pazzia delle nuove generazioni ed ero sufficientemente convinto che lì avrei trovato chi avrebbe fatto al caso nostro.
Così, con la complicità di alcuni professori – di cui per discrezione non faccio i nomi – mi sono travestito da diciassettenne (lo ammetto, non è stato facile!) e per giorni e giorni mi sono aggirato per la scuola, ho spiato nelle classi, ho cercato di socializzare con i miei ‘coetanei’… e ho visto cose che voi umani…
Ma una notte, scava scava, negli archivi con la torcia in bocca, da una cartella logora dimenticata sopra un armadio sfilo a caso un foglio che mi lascia senza parole. Completamente bianco… o meglio, un po’ ingiallito dal tempo, ma senza alcun segno se non, in basso a destra una strana firma… Goshaa! Folgorazione: è lui!, ho pensato, ma chi è? come trovarlo? dove?
Dopo una notte trascorsa insonne a caccia di tracce di questo fantasma, comincio a fare domande fra gli studenti più ‘anziani’… chi? Goshaa??? Che nome è? E chi lo ha mai sentito?
Piano piano riesco a rompere il muro d’omertà tipico dell’adolescenza e qualcuno comincia a sussurrare di un certo Vincenzo…. di Vico Equense… si, ha esposto al maschio Angioino, e al Palazzo delle Arti… è bravo, ma è difficile incontrarlo, forse puoi trovarlo in una allucinazione kafkiana.
Ora, io devo ammettere che è molti anni che non leggo Kafka e, soprattutto, che non ho allucinazioni; ma dovevo assolutamente entrare nel cervello malsano di quel giullare che raccontavano andasse ridendo delle sue disgrazie in giro per la provincia di Napoli.
Ho vagato giorni fra i saltimbanchi, ma niente… solo pezzi di canzoni, stracci di poesia, segni di matita; di lui solo un’ombra.
Stavo quasi perdendo le speranze, finché, proprio mentre stava per esaurirsi l’effetto straniante procuratomi dalla visione dell’opera “il vino” (mostratami da un collezionista che l’aveva acquistata al Ceasar Augustus di Capri durante un’estemporanea), fu lui a trovare me.
Piacere, Vincenzo Nastro… ma chiamami Goshaa!
Si, Goshaa va bene… capelli neri sotto cappello nero pantalone nero anfibi neri viso pallido, mi appare come uscito da una suite di Picasso che avevo avuto tra le mani proprio qualche tempo addietro.
Ci siamo guardati e ci siamo capiti. Accetti la sfida? La accetto!
Ok, sei dei nostri!
E così, Vincenzo Nastro, classe 1995, in arte Goshaa accetta di abbandonare per qualche giorno il suo circo quotidiano fatto di visioni raffinate e lievi personaggi drammatici, per tuffarsi con noi in questa avventura al fianco del giovane Salvator Rosa… è strano, anche lui poeta, disegnatore, musicista, pittore sublime… troppe coincidenze!
Ma bando alle ciance. Qualcuno merita già quel premio! E’ ora di cominciare a lavorare al primo ritratto!!!
E voi? Non lo volete un ritratto in stile Salvator Rosa?
Scoprite come ‘vincerlo’ fra i premi della campagna #iostoconRosa…
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