La Repubblica | Il genio di Salvator Rosa in mostra a Sorrento per rilanciare il Correale | di Stella Cervasio

L’Eav mette a disposizione un treno Circum per l’apertura “Dal prossimo anno sempre più servizi n favore dell’arte”

SORRENTO. La cultura viaggio in treno, Anzi, in un treno della Circumvesuviana. Oltre trecento persone – quante, probabilmente, mai ne aveva viste tutti insieme il piccolo museo Correale di Terranova di Sorrento – hanno viaggiato sul convoglio speciale del Metrostar ieri raggiungendo la Penisola in soli 45 minuti. La nuova giunta regionale e il presidente Eav Umberto De Gregorio riesumano la linea Napoli-Sorrento con carrozze speciali, più comode e veloci, per dedicarla a mostre e beni culturali. A beneficiarne per primo, anche se per il solo giorno dell’inaugurazione, è stata la piccola mostra “Il giovane Salvator Rosa” curata da Viviana Farina al Correale. Il museo vittima di tante vicissitudini che l’anno tagliato fuori per lunghi periodi dagli itinerari più battuti del turismo campano, potrebbe rivivere anche grazie a iniziative come queste. «L’obbiettivo – ha spiegato De Gregorio – è creare una sinergia e lavorare sulla possibilità di integrazione a costi ridotti, per fornire una efficace risposta alle aspettative di un’utenza locale, nazionale e internazionale. Eav intende dare un contributo allo sviluppo del territorio, sostenendo le iniziative culturali attraverso la diffusione di informazioni e la programmazione di servizi collegati a queste iniziative. È solo l’inizio, quindi, di un binomio cultura-trasporti molto più incisivo di quanto lo sia ora». Il servizio è stato un testa per la visita a una mostra che non intendeva fare il verso a quelle maggiori (quella del 200 di Capodimonte fu completa ed esaustiva, con un budget di 500 mila uro). Qui va molto  diversamente,quanto a fondi: «Siamo liberi professioni dell’arte – dice la curatrice – abbiamo fatto ricordo al crowdfunding, raccogliendo ad oggi 8.500 euro, sui 15mila necessari. Ma le adesioni sono state entusiastiche da parte dei cittadini, dei commercianti, dei professionisti, è una mostra che hanno voluto tutti: 400 persone hanno donato. E ora il nostro lavoro avrà l’attenzione internazionale: verranno in visita esperti dal Louvre, da Londra e da New York». Sebastiano Maffettone, consigliere per la cultura del presidente della Regione De Luca – che ieri era alla inaugurazione delle luci di Natale a Salerno, uno dei suoi cavalli di battaglia di quando era sindaco – ha assicurato l’interesse della Regione per le iniziative di rilancio, anche per Sorrento: «Siamo arrivati qui con una Circumvesuviana bella e funzionante. La cultura deve essere usata come “average” per ripartire e non c’è posto migliore di una stazione per farlo. L’interesse della Regione per cose come questa è massimale, dobbiamo unirci per questo territorio che ha bisogno di nuove energie». Presentazione con brio dei due animatori della società che ha prodotto la mostra, “con-fine”, che hanno raccontato le tappe dell’iniziativa, concretizzatasi tra marzo e novembre, sotto gli occhi stupiti dei dirigenti del museo, Giuliano Buccino Grimaldi, il presidente e il direttore Filippo Merola. Le opere del giovane Salvator Rosa sono radunate in poche sale che i visitatori passano in rivista in fila indiana, considerato il ristretto spazio di quello che prima che come museo, nasceva con una residenza. Ma l’occasione è d’oro per riprendere possesso – anche i napoletani, che conoscono poco e male questo gioiello, caro a Raffaello Causa, autore del suo primo allestimento – che tra i suoi tesori, non soltanto pittorici, include uno “Studio di teste” attribuito a Anton van Dick, oltre ad essere un piccolo prezioso manuale di storia dell’arte napoletana, e uno dei pochi luoghi dove quadri e arredi sono sesso dello stesso periodo, dando così al visitatore l’idea straniante e affascinante insieme, dell’effetto macchina del tempo. Sorrento, che con una serie di mostre iniziative culturali si candida tornare capitale del moderno Grand Tour, è stata scelta per il Salvatore Rosa giovane perché il Museo Correale conserva una Marina con pescatori che Farina data 1633, un quadro “giorgionesco” e silenzioso che la curatrice mette in rapporto con Filippo Napoletano. Altre opere, come un “Martirio di Sant’Agata” è stato restituito alla raccolta visibile dai visitatori grazie a Mari Russo, l’archeologo responsabile della biblioteca del museo-: c’era una sigla di Salvator Rosa, che lo rende databile intorno al 1634. Anni in cui il “Demostene della pittura” (così preferì chiamarsi, invece che del diminutivo popolaresco “Salvatoriello” che rifiutò) sgomitava per farsi notare nel difficile modo dell’arte. Non disdegnando neppure l’auto-raccomandazione: insieme con il disegno dello studio di tre teste che Viviana Farina gli attribuisce, trovato in una collezione privata straniere, c’era una scritta piegata a forma di biglietto dove l’intraprendente ardiva dire: “Mi favorisca mostrare questa testa d’arte a monsù Poussin”.

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